Poesie quasi per ingentilire il degrado graffitaro “pescate” in via Valverde. L’intenzione è lodevole, l’accoglienza forse un po’ meno, dato che i fogli in versi appiccicati certo non a caso a centraline a lato strada, assaltate e vandalizzate dai writers, vengono spesso strappati, sperando che, prima, almeno qualche buon verso sia stato letto. E, bene o male, metabolizzato come merita…
I componimenti che fanno a pugni con certi psicopatici scarabocchiari sono anonimi e contrassegnati solo da una sigla (una lettera ed un numero) e dalla generica attribuzione al Movimento per l’Emancipazione della Poesia (con relativo sito di riferimento quadrilingue su Internet, www.movimentoemancipazionepoesia.tk).

Ed è appunto navigandovi in rete che la curiosità sugli A4 affissi in giro anche a Verona viene soddisfatta.
Lo Statuto, infatti, precisa che il movimento artistico, fondato a Firenze nel marzo 2010, “persegue lo scopo di infondere nuovamente nelle persone interesse e rispetto per la poesia intesa nelle sue differenti forme. (…) Intende raggiungere il proprio scopo sfruttando ogni canale ritenuto idoneo e mantenendo comunque saldo il rispetto per ogni altra forma d’arte. Il MeP, nel perseguire i propri intenti, impone l’anonimato ai suoi autori, affinché sia la poesia in quanto tale a essere messa in primo piano piuttosto che i singoli poeti”.

L’home page rimanda ai link del Manifesto stesso del Movimento (con riferimenti a “Firenze, 2010” ed a “Milano, 2018”), degli autori-senza firme (le cui sillogi sono pubblicate secondo ordine alfabetico e numeri relativi comunque attinenti a “qualcuno”, almeno per gli amministratori) e dei contatti via e-mail (mep.generale@gmail.com, per la città scaligera mep.verona2@gmail.com).

Oltre al sito, la rete parla del Movimento attraverso Facebook (quasi 89mila followers), Instagram (67mila “seguaci”) e Telegram (circa 750 iscritti).
“Espressione di un’esigenza collettiva” e tendenzialmente “rivoluzionario” di schemi espressivo-divulgativi magari ingessati in una società definita “consumistica e disattenta”, il Movimento assicura che “continueremo a guardarci ed a guardare la realtà che abbiamo attorno, fino a quando le condizioni che hanno generato il MeP non saranno radicalmente cambiate. Allora un movimento per l’emancipazione della poesia non avrà più senso di esistere”.
Claudio Beccalossi
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