Corsi e ricorsi della storia? Con l’Italia e la stessa Verona allineate quasi per default ad un’atmosfera antirussa dovuta all’attacco di Putin all’Ucraina, un post nel profilo su Facebook d’un giornalista veronese, intitolato “Memoria corta & ipocrisia lunga”, ha ricordato che “all’esterno della stazione ferroviaria di Porta Vescovo, il 29 settembre 1991, è stata collocata una lapide a perenne memoria dei combattenti italiani da lì partiti verso il fronte russo (con l’Unione Sovietica attaccata a tradimento il 22 giugno 1941, nell’Operazione Barbarossa, dalla Germania nazista e dai suoi alleati, Italia compresa, in violazione del patto Molotov-Ribbentrop siglato a Mosca il 23 agosto 1939), nella prima tradotta del 14 luglio 1941.
Oggi, nella stessa Verona che vide allontanarsi in treno migliaia di giovani obbedienti a Benito Mussolini ed al Patto d’Acciaio (firmato il 22 maggio 1939 tra Italia fascista e Germania nazista) di cui la stragrande maggioranza mai più tornati, si radunano manifestanti in protesta per l’aggressione della Russia di Vladimir Vladimirovič Putin all’Ucraina di Volodymyr Oleksandrovyč Zelen’skyj”.
Qualcuno, più o meno aizzato e comunque minus habens, azzarderà il paradosso, ovvero incitare all’abbattimento (se non farlo personalmente) dell’iscrizione marmorea per “scandaloso” riferimento alla Russia (invasa allora) oggi satanasso internazionale?
Claudio Beccalossi
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