Sono rientrato a Mosca dal Donbass nella mattinata del 2 settembre 2022 con un volo partito dall’aeroporto militare di Rostov sul Don. Ho lasciato alle spalle, quindi, i momenti al cardiopalma vissuti il giorno prima, 1 settembre, quando il gruppo di giornalisti internazionali di cui facevo parte (scortato da militari davanti e con mitragliatrice dietro al pullman) è partito da Berdyansk (sul mar d’Azov) per Zaporizhzhia.



L’intenzione ufficializzata da chi coordinava i movimenti, stando attenti agli sviluppi bellici sul campo, era quella d’effettuare un sopralluogo alla centrale nucleare omonima in contemporanea con la visita della delegazione dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’Onu con sede a Vienna) per verificare danni e responsabilità nel balletto d’accuse di bombardamenti in zona tra ucraini (probabili autori) e russi (che issano la propria bandiera da conquistatori sull’impianto).

Prima d’entrare nella centrale danneggiata siamo stati costretti a stare rintanati per più di un’ora in un bunker militare per il rischio di attacchi missilistici su Zaporizhzhia. Poi, durante la permanenza nella blindatissima area, con gli altri giornalisti ho dovuto affrettarmi di continuo (con pesanti giubbotto antiproiettile ed elmetto indossati a lungo) per documentare i guasti visibili, mentre ad una distanza relativa provenivano i boati di esplosioni in prima linea.

Nel corso degli spostamenti abbiamo incontrato e registrato l’abbottonata delegazione dell’AIEA all’opera e fotografato quanto ci veniva mostrato dai militari russi di matrice ucraina: un drone-kamikaze ucraino neutralizzato ed un ordigno missilistico conficcatosi in uno spazio erboso all’interno della centrale.

Tutto il resto in cronaca esclusiva de “Il Giornale dei Veronesi”.
Servizio, foto e video di Claudio Beccalossi