Il comunicato dell’Assessore regionale allo sviluppo economico ed energia, Roberto Marcato
“La situazione è drammatica. Stiamo parlando di un costo energetico dieci volte superiore a quello del 2019. Se vogliamo fronteggiare una situazione oramai insostenibile serve intervenire in modo intelligente per evitare che le aziende comincino a chiudere. Ciò a partire da porre un tetto al prezzo del gas e dalla revisione del PNRR. La Regione Veneto è a fianco di Confindustria e di tutte le imprese perché in Veneto perdere un’impresa significa perdere la nostra storia. E non possiamo permetterlo”.

Così l’Assessore allo sviluppo economico ed energia della Regione del Veneto, Roberto Marcato, è intervenuto ieri in occasione dell’incontro straordinario tra i Presidenti di Confindustria di Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte con gli Assessori allo sviluppo economico ed energia delle rispettive regioni.
Al centro dell’incontro l’emergenza energetica che sta mettendo a rischio paralisi l’intero sistema industriale italiano con il forte rischio di deindustrializzare e le relative ricadute sociali.
I rappresentanti di Confindustria delle regioni del nord hanno presentato agli Assessori i dati relativi agli incrementi dei costi energetici dal 2019 al 2022 nell’area più importante per il tessuto industriale italiano: dai dati emerge che, mentre nel 2019 il totale dei costi di elettricità e gas sostenuti dal settore industriale delle quattro regioni ammontava a circa 4,5 miliardi di euro, nel 2022 gli extra-costi raggiungeranno – nell’ipotesi più ottimistica rispetto all’andamento del prezzo – una quota pari a circa 36 miliardi di euro che potrebbe essere addirittura superiore ai 41 miliardi nello scenario di prezzo peggiore.
“Ho sottolineato la necessità di rivedere il PNRR – precisa ancora l’Assessore veneto -. Non possiamo continuare a gestire il PNRR come se non fosse successo nulla, come non ci fosse la guerra in Ucraina o come se non ci fosse problema energetico con la Russia.
Serve intervenire subito perché oggi è prioritario per il futuro dei nostri territori e per la tenuta sociale salvare le nostre imprese”.
Il comunicato del Presidente Zaia
“Condivido in toto l’appello di Confindustria di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto lanciato dal loro incontro con i nostri Assessori all’Economia.
Il tema del costo del gas e dell’energia non è assolutamente più rinviabile e va affrontato urgentemente perché, se c’è una priorità per famiglie e imprese, è quella di tagliare i costi divenuti insostenibili, anche a causa di evidenti speculazioni sui mercati.
Faccio appello al Premier Draghi, l’unico a poter davvero incidere su questa partita, perché la fiducia nell’Europa resta assai limitata, visto che, ancora oggi, si parla molto ma non si agisce e non arrivano risultati”.

Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, dando il suo “totale appoggio” alle richieste emerse dall’incontro sull’emergenza energetica tra quattro Confindustrie regionali e gli Assessori delle Regioni corrispondenti in cui è stato anche sottolineato che, “in assenza di quelle misure di contenimento dei prezzi richieste da mesi dalle imprese, sta paralizzando il sistema industriale italiano con il forte rischio di deindustrializzare il Paese e mettendo a repentaglio la sicurezza e la tenuta sociale nazionali”.
“Ne va – conclude il Governatore veneto – della vita delle nostre imprese. E anche quelle che dovessero sopravvivere a questo tsunami rischieranno di finire fuori mercato per gli alti costi di produzione rispetto a Paesi in cui questa situazione non si sta verificando. Bisogna decidere e agire immediatamente”.
Il Comunicato di Confartigianato Imprese Verona
Iraci Sareri: “Se non si interviene i maggiori costi possono arrivare a 4.2 miliardi. Interventi subito per evitare ecatombe imprese”
Veneto 2° regione più penalizzata dietro alla sola Lombardia
Al via campagna di comunicazione e protesta “Non togliete energia allo sviluppo del Paese”
“La situazione è insostenibile e il tempo di agire è di poche settimane. Tra le nostre aziende si moltiplicano i casi di ‘lockdown energetico’ e molti imprenditori rischiano la chiusura definitiva”. Lo afferma Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona, che torna per l’ennesima volta a suonare l’allarme richiedendo interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese e una crisi senza precedenti.

Secondo Confartigianato vanno subito confermate e potenziate le misure già attuate da questo Esecutivo: azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore.
“Inoltre – continua Iraci Sareri – va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico, e serve un gesto di responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia dell’intero sistema produttivo nazionale. Vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione”.
Da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese del Veneto hanno pagato per l’energia elettrica 2,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente (21,1 a livello nazionale).
Una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente: se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 4,2 miliardi in più rispetto al 2021. L’allarme arriva da Confartigianato che ha calcolato l’impatto sulle MPI della crisi energetica e dell’impennata dei prezzi del gas.
Nel dettaglio, la rilevazione di Confartigianato mette in evidenza che gli aumenti del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000 MWh si traduce in un maggiore costo, tra settembre 2021 e agosto 2022, di 21,1 miliardi di euro rispetto ai dodici mesi precedenti, pari al 5,4% del valore aggiunto creato dalle MPI.
A livello territoriale, sono nove le regioni in cui il boom dei costi dell’elettricità per le MPI supera il miliardo di euro. I maggiori oneri, 4,3 miliardi, li hanno subiti gli imprenditori della Lombardia, seguiti da quelli del Veneto con 2,1 miliardi, dell’Emilia-Romagna (1,9 miliardi). I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.
“In Italia – rileva Confartigianato – la velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a quanto avviene nell’Unione europea: a luglio 2022, infatti, nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia”.
“Il tema energia deve diventare priorità per il Governo in carica, in campagna elettorale e nell’agenda del nuovo Governo – conclude Iraci Sareri -. Da quest’ultimo ci attendiamo la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio ‘chi inquina paga’”. In queste ore Confartigianato ha lanciato una campagna nazionale di comunicazione e protesa dal titolo “Non togliete energia allo sviluppo del Paese!”, per evidenziare la drammatica situazione in cui sono state scaraventate non solo le micro, piccole e medie imprese, ma le famiglie e tutto il sistema produttivo.
Il comunicato di Casartigiani Verona
Presidente Luppi: “Bisogna intervenire subito per mantenere operative le imprese e permettere loro di essere competitive sul mercato”
La questione del caro energia da settimane sta infiammando il dibattito politico: i costi di luce e gas sono decuplicati rispetto al 2019 e le imprese sono schiacciate ormai dalle bollette, tanto che alcune stanno già pensando ad un ‘lockdown energetico’. Ad essere in difficoltà sono in particolare le Piccole e medie imprese, costrette a scegliere se pagare i dipendenti o i costi delle forniture energetiche.
“Casartigiani Verona si unisce al grido di allarme delle categorie produttive – dice il presidente dell’Associazione scaligera Luca Luppi -. Non c’è più tempo da perdere, le imprese hanno bisogno di risposte immediate altrimenti l’unica strada sarà chiudere tutto. Servono riforme urgenti, e strutturali, per abbassare i costi dell’energia tra cui l’azzeramento degli oneri generali di sistema e la proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas”.
Casartigiani insiste anche su un altro punto: fissare un tetto europeo al prezzo del gas per evitare ulteriori speculazioni. In questo senso vanno anche sostenuti importanti investimenti sulle energie rinnovabili e sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, una sfida che è anche tra gli obiettivi del Pnrr.
Da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese del Veneto hanno pagato per l’energia elettrica circa 2 miliardi in più rispetto all’anno precedente e per il 2022 i dati non sono affatto incoraggianti.
“A soffrire di più sono alcuni dei settori trainanti della nostra economia – ricorda Luppi -, come quelli della filiera della plastica, del vetro e della carta, ma anche quello tessile e alimentare”.
I maggiori costi energetici stanno quindi costringendo molti imprenditori non solo a marginare sui propri guadagni, ma a vedere i propri prodotti a prezzi maggiorati e quindi sul mercato italiano e internazionale queste imprese rischiano di essere sempre meno competitive, con un danno anche per il marchio Made in Italy.
“I temi dell’energia e dell’approvvigionamento da fonti alternative al gas russo fanno parte dell’agenda politica di tanti partiti, ma non ci si può fermare a slogan da campagna elettorale – conclude il presidente di Casartigiani Verona -. Chiediamo che si metta velocemente in moto la macchina decisionale per correre ai ripari prima che la ripresa tanto a lungo inseguita venga bruscamente interrotta. Dal futuro delle imprese infatti dipende la tenuta economica e sociale del nostro Paese”.