La serie TV internazionale “Sport Crime”, salutata dal festival della fiction di Cannes come una delle novità del mercato, ha filmato scene di corsa, analisi, thrill e humour al Golf Club Paradiso del Garda di Peschiera.
Una sessione estenuante e molto soddisfacente: in gergo “molti minuti di buono” significa che vari minuti di Peschiera finiranno nelle televisioni e nei tablet del mondo per anni, anni e repliche.
Snobbata a Verona, città natale dell’autrice e protagonista Daniela Scalia, la serie ha trovato un’accoglienza professionale ed entusiasta nella struttura gestita da Massimiliano Bisogni. A disposizione di regista, troupe e cast tutto il necessario per rendere efficace e veloce il lavoro, oltre agli scenari ricchi e affascinanti della location.
“Massimiliano ha capito al volo cosa significa essere visibili internazionalmente in una fiction per lunghi minuti – commenta Daniela Scalia – Una “pubblicità” trasversale e non invasiva, che ti fa venire voglia magari anche di organizzarci un viaggio. Il cosiddetto «effetto Montalbano» può funzionare tanto di più legato a location di sport, dove lo spettatore può anche assistere a un evento e praticare lui stesso una disciplina sportiva”.
Comprensione e azione immediata, visto che originariamente la location doveva essere un’altra, sempre in provincia di Verona. Alla vigilia delle riprese un inaspettato stop, ma anche una sportiva e tempestiva raccolta di testimone da parte del Golf Club Paradiso.
“Secondo me Massimiliano ci avrebbe aiutati comunque, anche se fosse davvero il filmino irrilevante del quale parla Daniela quando si arrabbia con la sua provincia. Max è un imprenditore sveglio e senza complessi, ha la faccia da sostegno, da rugby”. Al solito esplicito e “rollingstoniano” nelle espressioni il bellunese Luca Tramontin, ancora bruciato dal sole delle parti atletiche e muscolari tipiche del suo personaggio.
Ancora Daniela Scalia: “Peschiera quindi, avamposto scaligero nelle guerre del passato, rischia di diventare l’unico pezzo di Veneto, oltre a Porto Tolle, a capire che il vero ufficio turistico del 2020 è Netflix e non i depliant. In qualche modo quindi un avamposto anche di marketing”.
La Verona “della fiction”
Quanti talenti adatti alla fiction internazionale, cioè all’unico genere audiovisivo in netta crescita, nella provincia di Verona.
A Dossobuono, la DRK Production di Massimiliano Mazzi e Lucia Quattrini ha realizzato la sigla di Sport Crime, così efficace da venire usata più del trailer in fase promozionale. Il Direttore della fotografia, che lavora con camere cinematografiche RED 8K, è un veronese di adozione, Luca Orlandi, mentre la regia della sessione di Peschiera è stata affidata al collaudato regista-disegnatore Elia Cristofoli di Bussolengo. A curare la parte audio, così importante per Sport Crime che vuole coinvolgere gli spettatori anche con i suoni del “dentro” lo sport, un altro veronese di grandi capacità, Davide Saggioro.
Insomma un ricco tessuto locale che passa nei nostri schermi, telefonini, televisori, senza traccia dell’essere originati, pensati o “post-prodotti” in provincia di Verona.
Varietà di stili e di tecniche
Essendo la prima serie interamente dedicata all’investigazione sportiva, Sport Crime è obbligata a muoversi tra stili di ripresa e di regia spesso diametralmente opposti uno all’altro.
Elia Cristofoli per esempio lavora con lo Storyboard (in allegato nella photogallery), cioè con una tecnica quasi fumettistica per chiarire il programma alla troupe, un’esperienza inedita per la squadra di Sport Crime (che ha già prodotto un episodio e varie parti dei 6 che compongono la prima stagione).
Una serie che a ogni episodio ti sposta dalle atmosfere Surrey del Cricket a quelle Bronxy del basket in riformatorio ti impedisce di avere uno stile “fisso” come Gomorra, Blacklist o CSI: “Le loro varianti a seconda della narrazione sono molto più “strette” delle nostre – spiega Daniela Scalia – noi dobbiamo cambiare attrezzatura, luci e regista a seconda delle atmosfere. Esempi estremi? Un trekking o un match di football australiano richiedono droni e riprese dall’alto, una scena di pattinaggio artistico richiede camere piccole e vicine, la pallanuoto ha bisogno di microcamere sul costume, idem per l’audio, lasciamo che sia lo sport a decidere lo stile”.
Da dove viene quindi il «marchio» della serie?
“Dai personaggi, dalla loro interazione, dalla musica, dai finali regolarmente shock, e soprattutto dal linguaggio – dice ancora Daniela Scalia – Un fotogramma e si capirà subito che è Sport Crime, che sia un match di scacchi o un take down di MMA!”.
Dalle riprese subacquee della pallanuoto a quelle “anti-urto” del rugby, ci pensa il Direttore di produzione Alessandro Barteselli ad avere sempre “l’attrezzo giusto”: “Ci vuole competenza sportiva anche nel settore tecnico, per trovare rapidamente e razionalmente l’equipaggiamento adatto per rendere una scena atletica, dalle luci ai microfoni alla parte macchinistica”.
Un Direttore di produzione che è un po’ come un Team Manager, deve tenere sotto controllo tutto e infondere tranquillità: “Registi, attori, proprietari delle location devono sempre respirare serenità, inutile avere tante star dello sport e del rock se poi li fai agitare perché manca un cavo”.
Niente di questo è successo al Golf Club Paradiso del Garda, infatti la sessione si è conclusa a birre croate, rituale scaramantico post shooting che vuol dire «È andata bene, le immagini sono “da Sport Crime”».
© Riproduzione riservata