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Quel che resta del “Villaggio Dall’Oca Bianca”, in Borgo Nuovo
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Quel che resta del “Villaggio Dall’Oca Bianca”, in Borgo Nuovo

16 Dicembre, 2021 Storia, Verona, Verona Ricorda...

Il grande lascito immobiliare del “Villaggio Dall’Oca Bianca” sopravvive ancora nonostante discutibili demolizioni e ristrutturazioni, in parziale abbandono e murato (per impedire l’intrusione di abusivi e vandali) od assegnato anche ad associazioni e servizi sociali.

Nella seconda metà degli Anni Trenta del secolo scorso, il pittore Angelo Dall’Oca Bianca (Verona, 31 marzo 1858 – Verona, 18 maggio 1942, nato in vicolo Cavalletto 1084 da Beatrice Resi e Giuseppe, morto in via Santa Maria Rocca Maggiore 13) devolvette al comune di Verona la somma di 80mila lire ed un vasto appezzamento per l’edificazione “d’un villaggio di semplici e sane dimore per strappare i cavernicoli dagli antri umidi e per ricondurre un poco di serenità e di dignità umana in chi aveva conosciuto della vita soltanto lacrime e tempeste”.

Incitato dalla donazione, il Comune provvide all’acquisto di altri terreni ed incaricò il proprio ufficio tecnico di progettare un villaggio, avvalendosi d’un ulteriore contributo governativo pari a 600mila lire. Un anno dopo la posa della prima pietra e con lavori avviati il 9 maggio 1938, il 24 dicembre 1939 venne inaugurato ufficialmente il “Villaggio Dall’Oca Bianca”, formato da iniziali 27 casette per 54 alloggi e 130 vani a piano unico, in grado d’alloggiare una o più famiglie in appartamenti di tre o cinque locali con servizi igienici, completamente arredati e dotati di biancheria.

Al centro del “Villaggio” trovarono posto la piazza con la chiesa, l’asilo infantile, il centro assistenziale, i bagni, il campo sportivo e lo spaccio di generi alimentari. L’ulteriore lascito testamentario di Dall’Oca Bianca permise l’ampliamento del borgo, propiziato da straboccante solidarietà.

Plaudito dapprima forse con esagerato fanatismo, poi colpevolmente messo in disparte per essere infine riconsiderato, il pittore fu costretto a subire gli attacchi di alcuni artisti e critici per la sua spiccata indole pittorica realista (ritenuta dai soloni del momento, soprattutto futuristi, desueta e ripetitiva) e formò un affiatato sodalizio intellettuale con Berto Barbarani (poeta, Roberto Tiberio Barbarani, Verona, 3 dicembre 1872 – Verona, 27 gennaio 1945) e Renato Simoni (famoso anche con gli pseudonimi di Turno e Il nobiluomo Vidal, critico teatrale, giornalista, commediografo, librettista, sceneggiatore, regista, Verona, 5 settembre 1875 – Milano, 5 luglio 1952)

Inizialmente sepolto nel Cimitero monumentale cittadino, nel 1960 i resti di Dall’Oca Bianca furono traslati nella tomba-giardino del suo “Villaggio”. Il curato monumento funebre al maestro e benefattore è ubicato nella piazza omonima, con il busto dell’artista e le formelle bronzee (raffiguranti il ponte scaligero di Castelvecchio, piazza Erbe, la basilica romanica di San Zeno ed il ponte romano Pietra, dipinti da Dall’Oca) opere dello scultore Egisto Zago (Bovolone, Verona, 14 luglio 1884 – Verona, 30 luglio 1960).

L’epigrafe alla base del complesso sepolcrale recita: “XXXI marzo MDCCCLVIII † XVIII maggio MCMXLII Angelo Dall’Oca Bianca Felice interprete pittorico della bellezza di Verona e dell’anima del suo popolo qui riposa fra la gente cui volle dare un asilo più sicuro Il Comune di Verona memore e grato questo ricordo dedicò il XXII maggio MCMLX”.

Il nucleo tombale s’affaccia alla nuova chiesa parrocchiale del “Villaggio Dall’Oca Bianca” o Borgo Nuovo (in cemento armato bianco, dedicata alla Beata Vergine Maria, con recapito “Parrocchia Beata Vergine Maria in Dall’Oca Bianca”, via Taormina 24). Ad Angelo viene pure attribuita la “paternità” della forma del pandoro (stampo a piramide tronca e otto punte), celebre dolce veronese non solo natalizio, il cui brevetto venne depositato il 14 ottobre 1884 dal pasticcere Domenico Melegatti al ministero d’Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia.

Il 26 maggio 1941 Dall’Oca Bianca firmò il testamento: “Nomino ed istituisco mio erede universale il Comune di Verona. Ciò faccio per attestare alla mia città l’infinito amore che ho sempre nutrito per essa e quale riconoscente omaggio alla dolce ispirazione che la sua incomparabile bellezza e la bontà del suo popolo hanno dato alla mia Arte”. E pregò: “Desidero che il mio funerale sia fatto nella forma più modesta e di essere sepolto nel centro del mio Villaggio”. Venne accontentato e non poté essere diversamente, per rispetto al suo generoso cuore…

La tomba di Beatrice Resi, madre di Angelo Dall’Oca Bianca

Riposa al Cimitero monumentale (Area Nuova, Reparto 63, Intercolumnio LXIII, Loculo n. 0014) l’amata madre del pittore Angelo Dall’Oca Bianca. Il ritratto in rilievo scultoreo sulla lapide osserva la pietà di chi, ben informato o per caso, si sofferma davanti per un momento di cordoglio e d’affondo nella storia e nell’arte.

La scritta sulla tomba di Beatrice Resi in Dall’Oca Bianca (nata il 10 maggio 1821 e morta il 6 marzo 1909) esprime: “O Madre adorata, o buona o cara o pura luce della vita nostra, a te, sempre a te, il devoto pensiero dell’anima nostra. Teresa e Angelo Dall’Oca Bianca”.

L’opera è stata scolpita da Tullio Montini (Verona, 23 febbraio 1878 – Verona, 30 marzo 1964, autore anche di altre sculture nel Cimitero monumentale dove anche lui è stato inumato) nel 1915, su disegno dello stesso Angelo.

Servizi e foto di Claudio Beccalossi

© Riproduzione riservata

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