Fin dai primi mesi di vita il bambino si esprime col gioco. Non tutti sanno che il modo di giocare di un bambino può dare molte informazioni sulla sua affettività, sulla sua intelligenza, e sulla sua capacità di rapportarsi con il mondo esterno.
L’attività ludica è l’espressione più autentica e vistosa dei conflitti, delle paure, dei desideri di un bimbo e anche una vera ed autentica valvola di sfogo per superare ogni frustrazione derivante dal mondo esterno. Il gioco (l’attività che fa spontaneamente quando non ha input esterni)è infatti un momento di libertà assoluta durante il quale gli è consentito ignorare, infrangere, capovolgere le regole, i divieti, la razionalità che i genitori, gli insegnanti e gli educatori devono necessariamente imporre al bambino lungo il cammino della sua crescita. Nel momento in cui il bambino si cala nella sua dimensione “virtuale” gli è consentito tutto e tutto gli appare facile: “Facciamo che sappiamo volare…facciamo che siamo Benten…facciamo che abbiamo i super poteri…”.
Questa dimensione è importantissima, una straordinaria chance che lo sottopone al migliore e al più naturale degli allenamenti, non solo per quanto riguarda l’intelligenza e la fantasia ma stimola i sensi quali: tatto, vista e udito. E’ dunque importantissimo lasciare che il bambino giochi ogni volta che lo desidera, il più liberamente possibile. Va ricordato che questa dimensione appartiene al bambino e pertanto sta ai genitori partecipare ai loro giochi senza essere troppo invadenti o peggio imponendo regole.
Esattamente cos’è il gioco?
Una definizione esauriente di questa attività non è ancora stata data, la psicanalisi considera il gioco insito fin dalla nascita nel bagaglio istintivo dell’essere umano, ma nessuno è riuscito a definirlo in modo del tutto soddisfacente. La difficoltà sta nel fatto che il puro gioco non ha un obiettivo ben chiaro e immediato, il bambino gioca assecondando un impulso interiore, senza inseguire un traguardo, ma ricavando benefici sentendosi appagato da quello che sta facendo.
Ne deriva che il gioco può essere considerato come un comportamento privo di finalità identificabili, diverse dal piacere, che il bambino tende ad interrompere spontaneamente solo se spinto da necessità primarie: fame, sete, stanchezza,bisogno di coccole…E’ altrettanto vero che alcuni bambini si lasciano assorbire totalmente dal gioco a tal punto che ignorano qualsiasi altro stimolo fisico. Proprio per questo si ritiene che l’attività ludica sia assolutamente fondamentale per una crescita psico-emotiva armonica e per il raggiungimento di una buona capacità di stabilire con gli altri rapporti amichevoli e affettivi. Giocare pertanto diventa per il cucciolo d’uomo un bisogno primario come il mangiare, il bere e il dormire.
Attività ludiche
Le attività ludiche che aiutano a far divertire il bambino e contestualmente favoriscono un sano sviluppo psicofisico sono:
- giochi affettivi e giochi simbolici: sono quelli che appagano il bisogno di interagire con gli altri, aiutano a comprendere le prese di posizione e le scelte degli adulti, favoriscono l’ascolto e l’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni del proprio interlocutore. Questi giochi appagano anche bisogni segreti e scaricano ansie insegnando il senso dei vari ruoli sociali (giochi con i peluche e le bambole, del tipo: “giochiamo che sono io la mamma e tu mia figlia; giochiamo che io sono il maestro e voi gli alunni”)
- giochi di movimento che favoriscono l’armonioso sviluppo muscolo-scheletrico, insegnando la coordinazione psicomotoria, aiutano a sviluppare la prontezza di riflessi. Utile strumento: la palla.
- giochi di competizione servono a simulare conflitti e a misurarsi con un avversario in modo leale, a testare le proprie abilità e a comprendere che le regole ci sono e vanno osservate, in quanto mediano e controllano qualsiasi dinamica sociale.
Gioco e sviluppo
Il gioco accompagna, stimola, media l’evoluzione psicologica del bambino, intesa come l’insieme di tre processi evolutivi fondamentali:
- sviluppo cognitivo: comprende l’acquisizione graduale del mondo reale e la crescente capacità di valutare la relazione causa-effetto. Fa parte dello sviluppo cognitivo trovare soluzioni ed elaborarle nella mente, senza tradurle nella pratica e sviluppare ipotesi deducendole dalle esperienze acquisite.
- sviluppo affettivo: comprende l’acquisizione dei legami affettivi e la nascita delle varie paure: della separazione, dell’abbandono e l’impatto con estranei.
- sviluppo sociale: comprende tutti i processi che consentono al bambino di integrarsi nella cultura della propria famiglia prima, del proprio gruppo poi e, infine, dell’intero ambito sociale in cui si trova a vivere.
Gioco e Sport
Tenendo conto di quanto detto fin qui, vien da sé che per i più piccoli lo sport deve rimanere un gioco, diventando uno strumento prezioso per un buon sviluppo psicofisico. Prima dei 10-12 anni e quindi, a maggior ragione prima dell’inizio della scuola, deve avere come unica finalità il divertimento. Ma non solo: va scelto anche in base agli interessi e al temperamento del bambino.In particolare lo sport deve rappresentare per il bambino uno dei tanti modi per giocare e trascorrere piacevolmente qualche ora: se si trasformasse in un dovere perderebbe tutto il suo valore perdendo la funzione di valvola di sfogo, quando si accumula stress.
L’attività sportiva fornisce in primis al bambino la benefica opportunità di muoversi, correre, saltare ed interagire con gli altri dandogli così l’occasione di sfruttare al meglio il suo potenziale di crescita, consentendogli di raggiungere il massimo dello sviluppo a cui la natura lo ha destinato. A questo si aggiunge che il movimento aiuta il bambino a scaricare in modo positivo le energie di cui dispone, impedendo che si traducano in aggressività. Per finire, l’attività sportiva abitua a rispettare le regole senza troppo discutere, insegna il valore della disciplina e dell’ordine non fini a se stessi ma mirati a un obiettivo, consente di conoscere e fare amicizia con i coetanei con i quali si condivide un identico interesse.
Il gioco dell’ hockey su prato
In teoria, qualsiasi attività sportiva può essere adatta a un bambino. L’hockey sport nato per i figli della buona società inglese, oltre a soddisfare appieno il bisogno di muoversi divertendosi, favorisce la prontezza di riflessi,insegna a misurarsi con i vari ruoli, favorisce la rapidità di movimento, l’agilità, la destrezza, grazie all’attrezzo impiegato, insegna a lavorare armoniosamente in squadra, stimola la ricerca di rapide soluzioni, diverte, coinvolge. Inoltre, essendo uno sport di squadra, aiuta il bambino a comprendere il valore della solidarietà, della collaborazione, facendogli cogliere quanto sia emozionante lavorare in gruppo per raggiungere un obiettivo comune. Sotto il profilo educativo è importante perchè la vittoria non è mai del singolo, ma sempre di tutta la squadra.
L’abilità di un bambino produce buoni risultati solo se sommata a quella del resto della squadra. Da qui può nascere la consapevolezza di quanto sia fondamentale il sostegno reciproco e di quanto sia piacevolmente utile cooperare con i compagni. Timidezza, scarsa sicurezza nei propri mezzi, introversione possono essere gradualmente allontanate per far trovare al bambino il coraggio di aprirsi e farsi avanti. Aggressività e eccesso di vivacità grazie all’atteggiamento censorio dei compagni piano piano fanno capire al bambino la necessità di controllare i gesti e gli atteggiamenti eccessivi.
L’hockey, a ragion veduta, aiuta a sentirsi parte integrante di un gruppo e grazie al confronto permette di prendere consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti.
Così ci presentiamo a quanti vorranno far provare ai propri figli uno sport di cui sicuramente ignoravano l’esistenza. La collaborazione col Telefono Azzurro di Verona e con l’Associazione giovani diabetici di B.Go Roma e l’adesione al progetto ministeriale “Sport Modello di Vita” fa si che la società A.S.D. Hockey School Verona sia uno strumento utile per il territorio nella crescita e nella formazione dei nostri giovani.
Per info:
www.hockeyschoolvr.altervista.org – cell. 320.277.56.62
di Mirko Simonaio
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