Partiti nei giorni scorsi da Ternopil alla volta di Kyïv per espletare questioni personali, Maria e Roman, madre e figlio (quest’ultimo alla guida), hanno percorso in più di sei ore di viaggio la distanza di circa 450 km che separa le due città.
Già alla periferia della capitale hanno constatato con sgomento il perdurare degli effetti dei bombardamenti russi soprattutto nelle fasi iniziali dell’invasione, dopo il 24 febbraio 2022. I segni della tragedia sono eloquenti: case, appartamenti ed esercizi danneggiati, sventrati od anneriti; il persistere di sacchi di sabbia, cumuli difensivi e protettivi, di cavalli di Frisia e di sbarramenti di cemento; automezzi e cingolati militari ucraini distrutti ed abbandonati ai lati delle strade.


Permane un senso diffuso d’opprimente angoscia, nonostante le forze russe siano arretrate secondo strategia mantenendo comunque sempre Kyïv sotto mira da lontano e lanciandovi ancora, di tanto in tanto, missili ed ordigni. Magari in concomitanza di incontri internazionali del presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj e giusto per far sapere che sono pronte a colpire quando e dove vogliono, sistemi di difesa missilistici in dotazione o forniti dall’Occidente a parte.
Roman e Maria hanno inviato foto e video a “Il Giornale dei Veronesi” perché si sappia che la guerra continua e lascia tracce dolorose non solo nell’est dell’Ucraina e nonostante il graduale affievolirsi dell’attenzione dei media italiani, ora attratti dalle “sirene da prima pagina” delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre…
Claudio Beccalossi