Interessanti “reperti” d’una storia ferroviaria ed umana locale mai minore
Peri (Verona) – Fuori dagli orari canonici della frequenza massima di pendolari nelle due direzioni, il Veronese ed il Trentino, la stazione ferroviaria di Peri, tra il fiume Adige e la strada statale 12, sonnecchia in solitudine tra le ultime propaggini del Parco naturale regionale della Lessinia, alle spalle, ed i contrafforti del monte Baldo, davanti, in cui è incastonata l’ardita basilica santuario Madonna della Corona, vicino a Spiazzi ed a picco su Brentino (da dove ci s’arrampica su un tortuoso sentiero in piena natura prealpina per raggiungere il suggestivo luogo sacro), vedibile nella sua coraggiosa posizione aggrappata alla roccia poco prima del paese (a sinistra, venendo da Verona).
Immersa nello scampolo di Val Lagarina nobilitata da antichi e pregiati vitigni, la stazione in superficie, costola dell’abitato, è da tempo automatizzata e, nonostante le limitate soste di treni regionali ed il relativo traffico viaggiatori, racchiude interessanti elementi da cogliere al volo (specialmente da parte di qualche bencapitato per volontà o caso).
All’interno del fabbricato viaggiatori, ad esempio, campeggia una lapide datata 1° gennaio 1949 dedicata a dipendenti delle Ferrovie deceduti durante la guerra 1940-1945: “Raldini Bruno – movimentista; Villa Lucio – movimentista; Pisetta Vigilio – macchinista; Folgherait Irma – conduttrice. Caddero sul lavoro vittime d’incursione aerea. A memoria perenne del sacrificio i ferrovieri di Peri posero”.
Inoltre, sul bordo del giardino interno che guarda ai binari (a destra, con la palazzina alle spalle), sopravvivono seminascoste e dimenticate due placche metalliche su una lastra di marmo in ricordo di Nereo Orlandini e Bruno Raldini, deceduti rispettivamente nel 1943 e nel 1944.
“Reperti” conservati del tempo (ferroviario) andato, ruggine compresa, sono poi le due colonne idrauliche che servivano per il rifornimento dei serbatoi d’acqua delle locomotive a vapore, piazzate tra i binari a garantire una sorta di legame col passato.
Le panche in legno collocate negli atri della stazione, poi, presumibilmente restaurate, danno un ulteriore tocco qualitativo quasi museale, connubio tra ieri ed oggi, memoria da condividere o, almeno, da toccare con mano rispettosa.
Claudio Beccalossi
L’area della Val Lagarina (tra le province di Verona e Trento) vista dallo Space Shuttle Atlantis. Lake Garda, Italy, January 1997 Earth.Jonhson Space Center.National Aeronautic and Space Administration.government/Space Shuttle Earth Observations Photography/Earth From Space/low resolution. View from Space Shuttle Atlantis, mission STS081-717-66, Launch: 1/12/97.
Lo Space Shuttle Atlantis (Nasa OV-104) è uno dei cinque Space Shuttle, per l’esattezza il quarto, costruiti dalla Nasa (National Aeronautics and Space Administration, Ente nazionale aeronautico e spaziale degli Stati Uniti d’America), oltre al prototipo Enterprise. Dopo la tragedia dello Space Shuttle Columbia, è uno dei tre rimasti e fu nominato Atlantis in omaggio alla prima nave statunitense di ricerca oceanografica, un veliero a due alberi a disposizione del Woods Hole Oceanographic Institution dal 1930 al 1966.
c. b.