Mario Perrotta torna al Teatro Camploy, sabato 12 febbraio, con ‘In nome del Padre’, spettacolo che indaga l’universo delle relazioni familiari, scritto con la consulenza drammaturgica di Massimo Recalcati. Nel corpo di un solo attore tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa. A distinguerli gli abiti, il dialetto, i corpi. Un consapevole intreccio tra vita privata e impegno artistico, tra padri smarriti e figli senza amore.
La serata rientra nel cartellone della rassegna L’Altro Teatro, organizzata dal Comune di Verona.
‘In nome del padre’, interamente scritto e diretto da Perrotta, nasce da un intenso confronto con lo psicanalista Recalcati, che alle relazioni familiari ha dedicato gran parte del suo lavoro ed ha reso un fondamentale supporto scientifico sull’argomento.
Il risultato sono tre monologhi per uno spettacolo che parla del tempo del tramonto dei padri.
‘La loro rappresentazione patriarcale che li voleva come bussole infallibili nel guidare la vita dei figli o come bastoni pesanti per raddrizzare la spina dorsale si è esaurito irreversibilmente’, spiega Recalcati. ‘Il nostro tempo è il tempo dell’evaporazione del padre e di tutti i suoi simboli. I padri smarriti si confondono coi figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. La differenza simbolica tra le generazioni collassa’.
In questa tesi-analisi si inserisce Perrotta: ‘Sulla scena li sorprendiamo ridicoli, in piena crisi di fronte al mestiere più difficile del mondo. I figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi di altrettanti dialoghi mancati, l’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte, circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli’.
Tre uomini che vivono nello stesso palazzo: a malapena si conoscono di vista e osservano le rispettive vite distratti, imprigionati ciascuno nel proprio dramma. Uno di essi è un ex promessa della musica rock, l’altro un rampante quarantenne dato alla vita mondana e infine un illustre intellettuale. Il palco, in tre spazi distinti, ospita la porzione di ognuna di queste vite caratterizzate nel personaggio da gesti, cadenze dialettali e sguardi diversi per il comune denominatore della perdita d’identità e di direzione.
Lo spettacolo si sviluppa in un’atmosfera astratta, su di un palcoscenico sgombro fatto di una scenografia essenziale dove campeggiano tre sculture antropomorfe a rappresentare tre riferimenti a modelli classici, il Pensatore di Rodin, un guerriero durante il riposo e un discobolo, in declino, lugubri e fatali. Le sculture, immobili, si contrappongono allo spazio reso vivo dalla presenza dell’attore, e sono il perno visivo delle tre vicende, alle quali Mario Perrotta dà corpo.
Programma completo sul sito www.comune.verona.it.
Biglietti in vendita al Box Office di via Pallone 16, sui circuiti www.boxol.it/BoxofficeLive/it, www.boxofficelive.it e www.myarteven.it.