Come ampiamente sottolineato a inizio luglio su queste pagine (https://ilgiornaledeiveronesi.it/borsa-di-milano-un-secondo-trimestre-2020-a-v-2/), senza una chiara strategia di uscita dall’emergenza sanitaria, che sta caratterizzando questo 2020, difficilmente i mercati avrebbero avuto lunghi (e duraturi) periodi di crescita. Il nostro FTSE-MIB, infatti, dopo un blando tentativo di superare i massimi relativi del secondo trimestre (20.723 punti il 20 luglio), ha iniziato una graduale correzione che l’ha portato a chiudere il periodo a quota 19.015 (-1,85% dal 30 giugno, -19,1% da inizio anno), dopo aver segnato un minimo il 25 settembre a 18.698. Siamo, comunque, ancora lontani dalla temuta situazione a “W”, e speriamo di rimanerci.
Poche le novità attese per questa fine d’anno. Almeno sino alle elezioni americane il trend difficilmente cambierà. Improvvise accelerazioni nella ricerca di una cura per il Coronavirus e nuovi lockdown potranno, certamente, modificare le attese degli operatori (nel bene o nel male), ma, al momento, tutti i riflettori sono puntati sulle votazioni d’inizio novembre e sul post-presidenziali USA. Sarà un’elezione contestata dallo sconfitto di turno? Si rischia un 2000-bis e un nuovo caso Bush J. vs Gore con risultati sospesi per settimane? Infine, ci sarà una transizione traumatica in caso di vittoria del democratico Biden? Questo quello che temono le borse che potrebbero rimanere molto prudenti.
E la positività al Covid-19 di Donald Trump, quanto peserà sugli elettori e sull’ottobre di borsa?
Di seguito si riportano alcuni risultati dei principali indici della nostra Borsa al 30 giugno (fonte www.borsaitaliana.it):
FTSE MIB: 19.015 (-19,1% da fine 2019),
FTSE ITALIA ALL-SHARE: 20.850 (-18,6% da fine 2019),
FTSE ITALIA MID CAP: 34.039 (-15,8% da fine 2019),
FTSE ITALIA SMALL CAP: 18.943 (-15,9% da fine 2019).
Tra i titoli migliori del FTSE MIB da inizio anno si confermano ancora quelli legati al mondo della medicina e farmaceutica come Diasorin (+49%), Amplifon (+19%) e Recordati (+16%). Si riafferma, anche, tra i finanziari Nexi (+38%). Con perdite oltre il 50% ci sono, invece, Saipem, Tenaris, Leonardo ed Eni (attivi nei settori dell’energia e delle infrastrutture). Male anche Bper (-55%).