Cure differenti per uomini e donne è la nuova frontiera della Medicina
Verona, 17 ottobre 2023
La medicina è a un punto di svolta simile a quello di 150 anni fa quando nacque la Pediatria. Fino ad allora il bambino veniva curato come un adulto in miniatura, dimezzando o riducendo le dosi dei farmaci previste per gli adulti, poi si capì che il sistema/corpo del bambino è completamente diverso da quello dell’adulto, e così nacque la branca specifica. Adesso sta succedendo la stessa cosa con le donne. Recenti studi hanno dimostrato che le donne ricevono mediamente la diagnosi per una malattia 4 anni dopo rispetto all’uomo, oppure che le donne sviluppano maggiori reazioni avverse ai farmaci dal momento che le sperimentazioni avvengono principalmente su campioni maschili (la percentuale femminile arriva circa al 27%).
Da qui emerge l’esigenza di sviluppare la Medicina di genere, che non è la medicina delle donne, ma un lavoro multidisciplinare che studia le differenze anatomo-fisiologiche degli organi e dei sistemi nell’uomo e nella donna, per identificare le differenze nelle malattie e nelle manifestazioni cliniche. La Medicina di genere, ha il fine di sviluppare protocolli di ricerca che trasferiscano i risultati genere-specifici nella pratica clinica. Molti degli studi sui quali si basa la condotta medica si sono concentrati in passato prevalentemente, e a volte esclusivamente, su casistiche composte da un solo sesso, portando a una standardizzazione del processo diagnostico-terapeutico tra uomini e donne, come se l’uomo fosse il solo soggetto di riferimento senza però avere dati basati sull’efficacia concreta.
Finora c’è stata la cosiddetta “sindrome del bikini”, con le donne protagoniste di studi e trials solo per le uniche patologie a carico dell’apparato genitale e riproduttore (mammella e utero). Oggi vi è evidenza che il sesso femminile è stato particolarmente trascurato da studi clinici e aziende farmaceutiche e che le differenze di genere, se meglio indagate, potrebbero portare alla formulazione di programmi di screening e terapia personalizzati in modo da trattare con la stessa considerazione entrambi i generi. I pochi dati ottenuti da studi condotti su soggetti di entrambi i sessi evidenziano invece differenze enormi in termini di fisiopatologia e farmacologia tra sesso maschile e femminile.
REAZIONI DIFFERENTI
Patologie cardiovascolari: gli studi a disposizione sono stati condotti quasi esclusivamente su soggetti di sesso maschile, ma la pratica quotidiana dimostra che, negli ultimi 30 anni, l’incidenza di infarto è diminuita nei maschi e aumentata nelle femmine. Fattori di rischio come il fumo di sigaretta, il diabete e l’ipertensione arteriosa procurano maggiori danni nella donna che nell’uomo. La polarizzazione dell’interesse sul sesso maschile ha fatto sì che la donna sia meno sottoposta a interventi diagnostici e terapeutici come coronarografia e bypass rispetto all’uomo.
Tumori: differenze importanti sono state documentate anche per quanto riguarda i tumori. Ad esempio, il tumore del polmone ha un’aumentata incidenza nella donna, forse per un diverso metabolismo dei carcinogeni del tabacco o per un ruolo non ancora identificato degli estrogeni. Il cancro del colon retto si presenta in età più precoce nei maschi che nelle femmine, nelle quali interessa più frequentemente il tratto ascendente diverso da quello dei maschi. Questo potrebbe portare a rivedere l’età dello screening con il sangue occulto tra maschi e femmine.
Abuso di sostanze: da tempo ormai si registra un aumento dell’incidenza di abuso etilico nelle donne, che presentano danni d’organo più gravi. Mentre per gli stupefacenti, le donne iniziano con dosi minori ma si disintossicano più difficilmente e hanno più spesso ricadute.
Diabete: è prevalente nel sesso maschile, ma le donne diabetiche hanno una maggiore probabilità dell’uomo di sviluppare eventi coronarici o cerebrovascolari, sia fatali che non, indipendentemente dai fattori di rischio vascolari tradizionali.
Trapianti: c’è pochissima letteratura al riguardo e, probabilmente, l’incrocio dei sessi nei trapianti non è privo di ricadute sul risultato. Basti pensare a cosa succederebbe se un organo di una donna che ha avuto una gravidanza con feto maschile e ha sviluppato anticorpi anticromosoma y, fosse trapiantato in un maschio.
Osteoporosi: unico caso in cui avviene il contrario rispetto alle altre patologie. Essendo nettamente prevalente nel sesso femminile dove è responsabile di gravi disabilità, l’artrosi è sempre stata vista come una malattia ad esclusivo carico del sesso femminile. In realtà è frequente anche nell’uomo, solo che viene molto meno studiata nonostante la mortalità per fratture di femore dei maschi sia maggiore rispetto al sesso femminile.
Farmaci: oramai ci sono dati certi sul diverso impatto nel metabolismo e nell’efficacia dei diversi farmaci. Nella valutazione farmacologica attuale non è prevista l’analisi in base al genere, ma un approccio di genere nella pratica clinica consentirebbe di sviluppare l’appropriatezza e la personalizzazione delle cure.
IL CORSO “MEDICINA DI GENERE”
Donne e uomini vanno curati diversamente. Negli ultimi anni, i medici hanno preso coscienza del fatto che esistono innegabili differenze diagnostiche e terapeutiche nella cura. Per questo, giovedì 19 ottobre dalle ore 14.0, al Centro Marani, la Scuola medica ospedaliera diretta dal dottor Vincenzo Di Francesco ha organizzato per un corso rivolto a tutti i professionisti sanitari, intitolato proprio “Medicina di Genere”. Parteciperanno in qualità di relatori: Roberto Castello direttore Medicina Generale A, Vincenzo Di Francesco direttore Geriatria A, Stefania Montemezzi direttore Radiologia BT, Maurizio Rossini direttore Reumatologia, Michele Milella direttore Oncologia, Evelina Tacconelli direttore Malattie Infettive, e tanti altri.
Dott Di Francesco: “La formazione in azienda è uno strumento importante non solo per i nostri dipendenti ma anche per tutti gli operatori sanitari del territorio. Il confronto e l’aggiornamento sono fondamentali per garantire una sempre migliore assistenza ai nostri pazienti. In questo caso, lo scambio fra specialisti sulla medicina di genere ci porta in un ambito particolarmente attuale”.
Dott Roberto Castello: “L’uomo e la donna sono biologicamente diversi, la pratica clinica ci mette spesso difronte a questo dato. Dopo vent’anni, la medicina è a un momento di svolta, come avvenne con la Pediatria. Le donne vivono più a lungo ma con maggiori disabilità e mostrano maggiori reazioni avverse ai farmaci, testati principalmente sui maschi. La ricerca farmaceutica dovrebbe arrivare a specificare nel bugiardino le posologie diverse”.
DA QUANDO SI PARLA DELLA MEDICINA DI GENERE
- 2002 Istituito il primo corso di medicina di genere alla Columbia University
- 2014 AOUI organizza il convegno La Medicina di Genere: nuova dimensione della medicina
- 2015 AOUI organizza il convegno Medicina di Genere: cultura, educazione, salute
- 2019 AOUI organizza il convegno aperto alla cittadinanza dal titolo Medicina di Genere: La cultura dell’attenzione alla salute delle donne
- 2019 ministero della Salute trasmette la nuova versione del Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere
- 2022 ministero delle Imprese e del made in Italy dedica un francobollo alla Medicina di Genere
- 2023 Rivista The Italian Journal of Gender-Specific Medicine cambia nome in Journal of Sex-and Gender-Specific
- 2023 ANMDO Veneto (associazione medici direzioni ospedaliere) formalizza il gruppo referenti aziendali per la Medicina di Genere
DIFFERENZE MISURATE ANCHE DALL’ISTAT
- Le donne vivono più a lungo. L’aspettativa di vita è di 85,6 anni nelle donne contro i 79 anni negli uomini
- Le donne si ammalano di più. Il periodo di vita sana, dopo i 50 anni, sono stimati in 20.86 nelle donne contro i 20.63 negli uomini
- 8,3% delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute contro il 5.3% degli uomini
- 18% delle donne si sottopone a visite generiche contro il 14% degli uomini
- 16% delle donne si sottopone a visite specialistiche contro il 12.4% degli uomini
- Il 50.7% delle donne consuma farmaci contro il 39.5% degli uomini