Veniamo a conoscenza con stupore e amarezza che si chiede ai familiari degli ospiti delle case di riposo il pagamento del tampone per far visita ai propri cari. Riteniamo questo gravissimo, perché si è già dimenticato che il luogo dove si è consumato un vero e proprio dramma per i decessi degli anziani sono state le case di riposo.
Parliamo di 984 morti con Covid tra gli anziani residenti nelle case di riposo veronesi dal 20 febbraio del 2020 al 12 febbraio 2021 (data dell’ultimo rilievo ufficiale dell’Ulss 9) pari al 17,9 del totale degli ospiti. La popolazione delle case di riposo a Verona era di 5.497 ospiti in epoca pre-Covid e ne sono rimasti 4.506 al 12 febbraio 2021.
Possiamo solo provare ad immaginare, anche da punto di vista dei sopravvissuti, che cosa abbia significato questa esperienza. Abbiamo visto morire e spegnersi le persone nel dramma dell’isolamento per l’assenza della relazione con i propri cari. Una condizione di assoluto dolore sia per chi ci lasciava, sia per i familiari lontani.
Durante la prima chiusura nella pandemia, le anziane e gli anziani, ricoverati nelle case di riposo, hanno pagato un prezzo altissimo anche per l’isolamento e la solitudine che hanno portato alla depressione e alla disperazione.
Bisogna favorire, nella massima sicurezza, la visita nelle strutture residenziali perché l’aspetto della vicinanza ai propri familiari è fondamentale, è la prima delle cure.
Chiedere il pagamento del tampone, oltre ad essere ingiusto, è di una mancanza di sensibilità scandalosa e di una non consapevolezza della condizione delle persone che vivono nelle case di riposo e dei loro familiari.
Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona