Qualcuno aveva malignamente scommesso che, per una sorta di solidarietà diffusa tirata per i capelli, tra i 176 in gara al 105° Giro d’Italia avrebbe vinto un ucraino, l’unico ciclista portabandiera del Paese oggi drammaticamente alle prese con l’Orso russo aggressore: Andrij Ponomar (Černihiy, 5 settembre 2002), buon corridore (si farà…), professionista su strada dal 2021 che gareggia con la squadra Drone Hopper-Androni Giocattoli.
Aveva già corso al Giro d’Italia nel 2021 (arrivando 67°) mentre stavolta, purtroppo, è risultato ultimo in graduatoria finale (117°).
Anche volendo, a fin di bene… politically correct, sarebbe stato impossibile stravolgere platealmente una classifica del genere basata su preparazioni, muscoli, fatica, sudore, caparbietà internazionali che non guardano certo (e giustamente) in faccia a nessuno. Amen!
Ancora una volta (la quinta!) Verona è diventata rosa per accogliere la finale (cronometro individuale da Veronafiere all’Arena, scalando le Torricelle, di 17,4 km) del “rosario” di tappe esordito con il via il 6 maggio scorso in Ungheria (Budapest-Visegrád, 195 km).






I precedenti epiloghi (e partenze) della competizione ciclistica in riva all’Adige?
Quelli del 7 giugno 1981 (cronometro individuale Soave-Verona), col Giro partito da Trieste il 13 maggio, vincitore Giovanni Battaglin;
del 10 giugno 1984 (ancora cronometro individuale Soave-Verona), con avvio da Lucca il 17 maggio, vincitore Francesco Moser;
del 16 e del 17 maggio 1985, cronometro prima in città e partenza da Verona verso Busto Arsizio poi, con finale a Lucca il 9 giugno;
del 30 maggio 2010 (cronometro individuale attraverso Verona), con inizio da Amsterdam (Paesi Bassi) l’8 maggio, vincitore Ivan Basso;
del 2 giugno 2019 (di nuovo cronometro individuale attraverso Verona), con partenza da Bologna l’11 maggio, vincitore Richard Carapaz.


Va ricordata, però, anche la lontana partenza del Giro d’Italia da Garda, il 16 maggio 1969 (tappa Garda-Brescia), con finale l’8 giugno successivo a Milano.
La prova a cronometro su e giù per Verona è stata vinta da Matteo Sobrero (Italia) con 22:24, seguito da Thymen Arensman (Paesi Bassi), 22:47; Mathieu van der Poel (Olanda), 23:04; Bauke Mollema (Olanda), 23:32; Ben Tulett (Gran Bretagna), 23:36.
La classifica generale del Giro d’Italia 2022, invece, ha consacrato primo Jay Hindley (Australia), con un totale di 86:31:14. Di seguito Richard Carapaz (Ecuador), 86:32:32; Mikel Landa Meana, (Spagna), 86:34:38; Vincenzo Nibali (Italia), 86:40:16; Pello Bilbao Lopez de Armentia (Spagna), 86:40:28.
Peccato per i tanti tifosi ecuadoriani confluiti alla partenza da Veronafiere, lungo il percorso della cronometro, in piazza Bra e nel catino dell’Arena con le loro bandiere nazionali supportate da folcloristico entusiasmo per Carapaz (Richard Antonio Carapaz Montenegro, El Carmelo, 29 maggio 1993), ex maglia rosa arresasi a Jay Hindley (Perth, 5 maggio 1996), già ai vertici del Giro d’Italia 2019 ed arrivato secondo l’anno successivo.
Un finale tra campioni per Verona, ancora “ombelico del ciclismo” mondiale nonché preparata e generosa ospite sempre pronta ad appuntamenti di prestigio internazionale.


Servizio, foto e video di
Claudio Beccalossi