Una nutrita serie di incontri, dibattiti, workshop con autorevoli esponenti della politica, dell’amministrazione pubblica, dell’imprenditoria, dell’informazione, della scuola, del sociale, del volontariato, della cultura (con particolare riguardo al bene comune) sviluppatasi nell’arco di 4 intensi giorni (dal 25 al 28 novembre), tra il Palaexpo di Veronafiere, l’auditorium della Gran Guardia ed il duomo.
Sono stati significativi, inoltre, la partecipazione di ministri del Governo Draghi (dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per le Disabilità Erika Stefani, per le Pari opportunità Elena Bonetti) ed il faccia a faccia tra il direttore del “Corriere della Sera” Luciano Fontana (Frosinone, 11 gennaio 1959) e mons. Nunzio Galantino (Cerignola, Foggia, 16 agosto 1948), presidente dell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) e vescovo emerito della diocesi di Cassano all’Jonio (suffraganea dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano).
L’XI Festival della Dottrina Sociale, ancorato al doppio filo conduttore “Audaci nella Speranza – Creativi con Coraggio”, ha accolto e coinvolto decine di eventi e centinaia di persone tra l’apertura istituzionale, il clou “Premio Imprenditori per il Bene Comune”, lo spettacolo musicale “Emozioni” (con Mogol e Gianmarco Carroccia) e la conclusione con la Santa Messa officiata in cattedrale dal cardinale Pietro Parolin (Schiavon, Vicenza, 17 gennaio 1955), Segretario di Stato della Città del Vaticano. Gli appuntamenti più di rilievo sono stati trasmessi in diretta da Telepace sui canali del digitale terrestre.
Il ragguardevole programma, formativo e propositivo, ha calcato le orme dell’indimenticato mons. Adriano Vincenzi (nato il 4 novembre 1952 e scomparso il 13 febbraio 2020 dopo una lunga malattia), creatore ed anima di nove edizioni del Festival.
Tutto ha preso avvio con gli interventi d’inaugurazione nella Sala Plenaria del Palaexpo. Safiria Leccese (all’anagrafe anche Angela, Gaeta, Latina, 11 settembre 1970, giornalista e conduttrice televisiva) ha presentato la serata con linguaggio sicuro, solleticando risposte da Federico Sboarina, sindaco di Verona, da mons. Giuseppe Zenti, vescovo della diocesi scaligera e da Alberto Stizzoli, presidente della Fondazione “Segni Nuovi”, erede del lascito morale e sociale di mons. Vincenzi. Leccese ha poi anticipato il videomessaggio di saluto e di sprone a proseguire di Papa Francesco.
Quindi, il direttore responsabile del quotidiano “Avvenire”, Marco Tarquinio (Foligno, Perugia, 16 marzo 1958), ha dialogato con il cardinale Gualtiero Bassetti (Popolano di Marradi, Firenze, 7 aprile 1942), presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ed arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e con Giulio Tremonti (pure Carlo Danilo, Sondrio, 18 agosto 1947), docente, economista, politico, ministro delle Finanze nel Governo Berlusconi I e dell’Economia e delle Finanze nei Governi Berlusconi II, III e IV.
Il prelato, su stimolo di Tarquinio, s’è soffermato anche sulla grave esperienza del Covid-19 patita sulla propria pelle: «Mi veniva in mente, proprio in questo periodo in cui si discute sul fine vita, che io ero un uomo arrivato alla soglia. Non so quale miracolo sia successo o, meglio, in parte lo so: le tante preghiere d’una Chiesa che in Italia m’è stata vicina. So che avete pregato anche voi ed il Signore ha deciso d’allungare ancora un po’ la mia vita».
«Cos’ho sperimentato, cosa si pensa quando si sta per morire? Ecco la speranza: io avevo soltanto un desiderio dentro di me. Sapevo che il Signore, nel momento in cui l’avrei incontrato, avrebbe perdonato le mie fragilità. Lo sapevo perché l’ho sempre detto agli altri e ci credo. Ma quello che sentivo dentro di me più forte, negli sprazzi di lucidità, era il bisogno quasi di chiedere al Signore un supplemento di tempo della partita per poter adempiere a qualche occasione diversa a cui avevo mancato. Guardate, la cosa che più si sente e si sperimenta è di non aver sfruttato fino in fondo tutte le occasioni che Dio ci ha dato per fare del bene. Ho detto: “Signore, se mi tieni ancora per un po’ al mondo voglio rimediare in questo senso”».
L’ex ministro Tremonti, a sua volta, oltre che su vari temi caldi ha risposto in merito ai migranti. «L’Unione europea ha bocciato a suo tempo progettualità per aiutarli a casa loro, snobbando l’intuizione sui giovani intenzionati ad arrivare lasciando i vecchi abbandonati. Credo che questo sia il vero dramma che vive l’Africa: non tanto i giovani che vengono ma gli anziani che restano in Africa. L’Unione europea ha preferito la scelta di trasferire soldi ai governi, soldi destinati meccanicamente in armamenti od in Svizzera, sui conti correnti dei dittatori. E questo avviene ancora adesso. Si danno cifre enormi supponiamo alla Turchia e non si danno per lo sviluppo e l’assistenza ma per i blocchi. A questi fatti s’è aggiunta la follia dell’esportazione della democrazia. Guardate quanti “benefici” sono stati generati in Siria, ad esempio. È un fenomeno in atto tuttora e credo che sia il dramma che dobbiamo fronteggiare. Il problema non è solo aiutare chi arriva ma soprattutto aiutare chi resta».
Cambio climatico? Per Tremonti «c’è sempre stato. La Groenlandia si chiama così perché era verde (in danese, infatti, Grønland significa letteralmente “terra verde”, n.d.a.). L’inquinamento, invece, no. Esplode con la globalizzazione, il disastro ambientale è procreato dalla globalizzazione, non c’è assolutamente ombra di dubbio su questo».
Servizio, foto e video di Claudio Beccalossi