Rifiuti di sconosciuta consistenza, cocci di vetro, siringhe abbandonate, lasciti geologici nel disinteresse, “residenze” e “dormitori” di chissà chi
A piedi nudi nel parco (come remake nostrano della commedia teatrale di Neil Simon rappresentata per la prima volta nel 1963, poi adattata nel 1967 in film interpretato da Robert Redford e Jane Fonda)? Non è certo possibile nel Bastione di Santo Spirito del Parco delle Mura (tra via Città di Nîmes, circonvallazione Oriani e Porta Palio), dove s’annidano insidiose bottiglie rotte, siringhe, lattine squarciate.
Storicamente, la struttura del bastione, “gemella” di quello dei Riformati (con denominazioni connesse alle vicine chiese di Santo Spirito e di Sant’Antonio dei minori Riformati, oggi scomparse), è passata attraverso fasi diverse, dall’originaria cinta turrita scaligera (1321-1325) all’edificazione del bastione asburgico (1833-1836), estremo baluardo del sistema difensivo austriaco.
Il tratto di Parco storico monumentale della cinta magistrale di Verona è un “polmone verde” che avrebbe bisogno di maggior tutela e di periodica bonifica delle immondizie lasciate nei posti più curiosi ed appartati (come certi “misteriosi” sacchi presenti sul tetto d’un edificio).
I lasciti dell’ex zoo aperto dal 1971 al 1997, come ex biglietteria e costruzioni varie nel disastro manutentivo, non hanno ancora trovato “santi protettori”.
Anche i resti di quello che fu una sorta di museo geologico a cielo aperto sopravvive nel disinteresse. Era farina del sacco di fratel Giuseppe Perin (Vicenza, 16 novembre 1901 – Negrar, Verona, 28 agosto 2001), purtroppo già dimenticata figura di cultore d’astronomia, geologia, paleontologia, speleologia (nonostante la laurea in Scienze agrarie), insegnante ed educatore dell’Opera “Don Calabria”. Aveva messo insieme una sorta di “giardino geologico” in un ampio spazio esterno del Centro professionale dell’Opera in via Roveggia. Quando il Centro venne trasferito altrove prima della demolizione, fratel Perin riuscì a collocare i pesanti massi (di marmo rosso ammonitico, granito, basalti colonnari ecc.) in un’area dello zoo a scopo documentativo. I macigni sono ancora su un terrapieno del Bastione di Santo Spirito, senza alcuna indicazione esplicativa, mentre è sparito il grande esemplare fossile di ammonite del quale resta solo il supporto con scritta.
Ma ciò che più comprime lo stomaco è la “scoperta” di “inquilini abusivi” che, attraverso un cancello interno sempre aperto, campano e dormono su cartoni in rifugi dell’estrema disperazione. Una domanda, infine: ma perché l’ingresso od uscita lato Porta Palio è chiuso a chiave a differenza di altre entrate in via Città di Nîmes e circonvallazione Oriani?
Claudio Beccalossi