Non sono ancora stati tolti, nonostante loro palesi inutilità ed allarmismo, i cartelli ammonitori sulle reti di recinzione (tra strada La Rizza e via Enrico Fermi) di un’area che venne utilizzata nel 2011, solo per pochi mesi, quale assurdo poligono di tiro (per l’esattezza, “centro d’addestramento polifunzionale per le forze dell’ordine”) nei paraggi di abitazioni, marciapiedi, strade. Costato a suo tempo ai cittadini ben 380mila euro ed inaugurato in pompa magna il 12 febbraio 2011, fu chiuso dopo nemmeno tre mesi per i proiettili “vaganti” che finivano anche su tetti e balconi delle case attorno, con residenti ed attività esasperati in sollevazione.
Di quell’infausta esperienza rimangono imperterrite, però, varie tabelle sulle reti di recinzione dell’area (quella di un’ex cava) destinata al “tiro a segno” poi fallito, con il tassativo richiamo “Pericolo spari. Campo di tiro a cielo aperto” (sic). Spari. A cielo aperto. Allora a ridosso della frequentata, da automezzi e pedoni, via Enrico Fermi, a non molta distanza da case e nelle immediate vicinanze del Forte “Azzano” (originariamente Werk Neu Wratislaw, edificato tra il 1860 ed il 1861), sede di vari organismi.
L’esigenza della rimozione degli impropri pannelli, per un pericolo che… non c’è, era stata protocollata, con la relativa documentazione, presso la Delegazione Sud-Ovest della Polizia Municipale di Verona ancora il 20 aprile 2017. La segnalazione sottolineava che “gli utenti stradali (soprattutto quelli provenienti da strada dell’Alpo e diretti verso viale delle Nazioni, con l’area in questione all’immediata destra) non informati della non sussistenza di reale rischio alla sicurezza e che, comunque, incappino nella visione delle tabelle di pericolo spari, potrebbero, anche solo per istinto, sbandare cercando d’allontanarsi dalla ventilata minaccia, costituendo involontaria causa d’invasione della carreggiata opposta con conseguenze facilmente immaginabili”. Ed aggiungeva “che il sussistere ingiustificato delle indicazioni costituisca, per le ragioni predette, presumibile minaccia all’incolumità pubblica e/o procurato allarme, comunque elementi anomali ed infondati da eliminare quanto prima”.
A questa prima istanza, rimasta senza risposta, se n’è aggiunta una seconda un anno dopo, il 30 aprile 2018, via e-mail con foto allegate, a Delegazione e Sede centrale della Polizia Municipale, alla Quinta Circoscrizione Sud ed a due assessori competenti, con oggetto “Persistenza tra strada La Rizza e via Fermi di inopportuni cartelli ammonitori Pericolo spari. Campo di tiro a cielo aperto”. Ma pure questo sollecito non ha motivato debiti interventi per levare le tabelle d’inesistente allarme che sono sempre testardamente lì…
Claudio Beccalossi