La fantasia (o, meglio, il coraggio) di senzatetto alla disperazione supera perfino l’impensabile. Lo sbandato di turno all’addiaccio fa di necessità virtù e si ripara anche in tane da bestie per sopravvivere.
Come quello che “alloggiava”, in stagioni decenti, nell’angusto spazio interno d’un arco a terra delle storiche mura comunali (volute da Ezzelino da Romano e sorte tra il 1240 ed il 1250), all’angolo tra lungadige Capuleti e via Pallone, nei pressi del ponte Aleardo Aleardi sul fiume Adige. In una zona, cioè, ben battuta da passanti (soprattutto studenti delle vicine scuole) e turisti.
Mister X vivacchiava alla più peggio, nell’indicibile squallore, al limitare dei Giardini “San Josémaria Escrivá” (al secolo José Maria Julián Mariano Escrivá Albás, sacerdote e fondatore dell’Opus Dei, Barbastro, Spagna, 9 gennaio 1902 – Roma, 26 giugno 1975, canonizzato il 6 ottobre 2002 da papa Giovanni Paolo II), con la stessa epigrafe d’intitolazione ben poco rispettata, come panchine, cestini per i rifiuti ecc. vandalizzati con scarabocchi vandalici.
Ciò che feriva di recente, secondo sensibilità banalmente umana, era appunto il “loculo-giaciglio” che l’anonimo s’era creato come estremo rifugio, per magari dormire tra cartoni e sudice coperte, insetti e topi, togliendo od abbattendo mattoni posticci.
La nicchia dello… scasso, rimasta senza “inquilino”, è ancora aperta e ben visibile. E risulta molto strano che nessuna istituzione pubblica non se ne sia accorta e la breccia persista, con i mattoni prima divelti ed ammonticchiati all’esterno ed ora spariti.
Banale lassismo?
Claudio Beccalossi