Ci voleva, purtroppo, un incidente mortale perché le competenze istituzionali si svegliassero di soprassalto e decidessero di regolare con opportuni semafori un insidioso incrocio a Ca’ di David, tra la trafficata via Ca’ di Aprili e le apparentemente secondarie strada del Vignale e via Muraiola.
La fatidica disgrazia del 29 settembre 2018, in cui perse la vita nello scontro con un’auto un bracciante agricolo indiano proveniente in bicicletta da via Muraiola, fu un’amara lezione che costrinse a decidere di far installare impianti semaforici in grado d’assicurare maggior sicurezza alla circolazione stradale, compresa quella di lavoratori soprattutto stranieri che usano la bicicletta per spostarsi verso e dai luoghi di lavoro agricolo.
Nell’immagine: Cordoglio per la tragedia del 29 settembre 2018 ormai rinsecchito
Tutto bene, quindi, dopo il dramma? Macché: se i semafori funzionano a dovere, ciò che è negligente è la segnaletica orizzontale, completamente stinta o mancante. Le foto documentano questa lacuna che va rimediata con urgenza per dar completa affidabilità all’incrocio. La doverosa abbinata “semaforo attivo e strisce di Stop sull’asfalto”, al momento, è monca. Per non parlare delle linee di mezzeria delle tre arterie, parzialmente vacanti.
Claudio Beccalossi
Una tragedia quasi beffarda
Ca’ di David (Verona), tarda mattinata del 29 settembre 2018 – La morte che incombe, che attende implacabile il momento, che non distingue (e non vuole assolutamente farlo da sempre) tra innocenti e non, di qualsiasi età, ceto, qualità, difetti. E nazionalità…
Come quella, indiana, dell’ennesima vittima non della strada ma di chi la percorre, 35 anni, sposato e con 2 figli piccoli. Venuto “di un Paese lontano” (come disse dalla loggia della basilica di San Pietro, a Roma, Karol Józef Wojtyła – Wadowice, Polonia, 18 maggio 1920 – Città del Vaticano, 2 aprile 2005 – non appena eletto papa il 16 ottobre 1978 col nome da lui scelto di Giovanni Paolo II) per prospettive di dignitosi presente e futuro, ha trovato la più stupida e cruda fine (se esiste una scala di valori nel trapasso) tornando in bicicletta dal lavoro come bracciante agricolo, con altri suoi compagni, immettendosi avventatamente da via Muraiola in via Ca’ di Aprili ed andando ad impattare con violenza contro una Fiat Panda condotta da una ventiduenne che non ha potuto far nulla per evitarlo.
Ed altrettanto a niente sono serviti i tentativi di rianimazione da parte dei medici del Suem (Servizio d’urgenza ed emergenza medica) del 118 che, alla fine, hanno dovuto arrendersi di fronte al decesso dello sfortunato giovane. Sono capitato sul luogo dell’incidente poco dopo la fine dichiarata dell’indiano, adagiato sull’asfalto e ricoperto da un lenzuolo bianco, in concomitanza con l’arrivo sul posto anche del comandante del Corpo di polizia municipale di Verona, dott. Luigi Altamura. Per le ulteriori foto di rito il lenzuolo è stato tolto permettendo anche a me di vedere il corpo con la camicia aperta e senza nessun segno (fuoriuscita di sangue o quant’altro, dalla testa o dal resto del corpo) che facesse ipotizzare un trauma emorragico.
Poco distante, quasi appartati ed intimoriti, comunque frastornati, increduli, stavano cinque o sei giovani connazionali compagni di lavoro del deceduto, uno dei quali in lacrime disperate. Una scena dallo strazio atroce…
Il giorno dopo, domenica, sono tornato nello stesso punto, trovandovi una coppia, connazionale del defunto, che osservava sgomenta la scena postuma dell’incidente. Un lumino ed un nastro bianco con un fiore posti da qualcuno esprimevano vicinanza, disperazione, dolore. Impotenza…
Ho parlato con l’uomo che conosceva la vittima: m’ha detto che un compagno di lavoro del deceduto, dopo l’investimento, gli ha tenuto la testa con la mano mentre lui, dopo un paio di lamenti o rantoli, non ha più dato segni di vita. Il successivo sforzo del Suem non è riuscito a rianimare il povero bracciante. Arrivato nelle campagne del Veronese chissà con quali speranze che si sono così drasticamente sgretolate, drammaticamente spezzate.
Claudio Beccalossi