Ammiccante fortilizio, retaggio d’andata funzione difensiva fluviale. Un monolite di storia che emerge gagliardo dal fiume Adige, tra concittadini svogliati riguardo al suo destino. L’antica torre della Catena, vicina al moderno e stonato ponte Risorgimento (inaugurato il 5 maggio 1968), costituisce un’ex garanzia di presidio e sicurezza alla città antica, sorta nel XIV secolo come elemento dell’apparato difensivo scaligero.
Il passato tramanda che, tra il 1321 ed il 1325, Cangrande della Scala incaricò l’architetto Calzolaro d’erigere una cinta muraria protettiva a destra del fiume, con sbarramento proteso ad angolo per costituire un rostro/torrione sulla sponda al quale agganciarvi un capo della pesante catena di blocco a monte di Verona.
In questo contesto protettivo trovò posto anche la torre della Catena nel letto del fiume e, forse, un altro manufatto simile sulla sponda opposta che avrebbe dovuto sorreggere a sua volta la fatidica catena trasver-sale.
La Serenissima proseguì tale drastico sistema doganale diurno e d’impedimento notturno per scongiurare contrabbando di merci e quant’altro, intrusioni furfantesche ed incursioni militari nemiche. Lasciata all’oblio istituzionale per lungo tempo, nel dicembre 2019 il Comune di Verona ha acquisito come patrimonio la torretta dai trascorsi negletti tramite un accordo col Demanio dello Stato nel contesto del federalismo demaniale.
In seguito, la Giunta comunale ha deliberato la concessione del fortilizio nell’Adige all’Associazione Canoa Club Verona che già aveva presentato domanda con scopi di valorizzazione e tutela, con possibilità di visite guidate tramite, ovviamente, i mezzi nautici a disposizione. La Soprintendenza, nel marzo 2021, ha autorizzato il passaggio di responsabilità sottolineando, però, che qualsiasi intervento ordinario o straordinario dovrà essere sottoposto al suo giudizio preventivo. Che sia la volta buona della valutazione intelligente della torretta trascurata?
Claudio Beccalossi