Siamo ormai da un po’ di tempo arrivati all’ essenziale. L’ essenziale, ciò che “serve per forza”, ciò di cui non si può fare a meno. E l’ essenziale, che è un concetto molto personale, non lo decidiamo più noi. Lo decidono per noi gli altri e per altri intendo chi ci governa o tenta in modo maldestro di farlo. Si pretende che si accetti tutto da noi italiani, che si accettino giochi e giochetti di potere, restrizioni e divieti vari, che cambiano più svelti del tempo, nel giro di pochi miseri giorni. Si dichiara e poi si smentisce, ci si ripensa, si patteggia, si tenta… Si fa il passo avanti o indietro, o di lato, come pare convenga. Si pretende che ci chiudano il lavoro e restiamo tranquilli, pacifici, muti. Non si deve dar scandalo. Mai. Non si deve, non si può, esprimere nemmeno ormai libere opinioni, è diventato “rischioso”. Dire ciò che si pensa, peggio ancora scriverlo, non conviene. Si pretende, sempre dall ‘ alto che ci chiudano tutto ciò che ha a che fare con la nostra bella cultura, musei, teatri, spettacolo, cinema e che noi stiamo obbedienti e zitti. Si pretende che non si faccia nessuna feste o festeggiamento, nemmeno per i nostri figli, né a scuola né a casa con amici, nemmeno ai compleanni e ci chiedono o si aspettano che stiamo muti. Decidono loro cosa conta per noi italiani, per noi persone ormai, la democrazia è morta con le ultime elezioni e ci han fatto scatto matto. Per chi non lo sapesse ancora… Far festa o andare al cinema non è “essenziale”. Andare con i propri figli o la famiglia o la scuola a una gita o al museo non serve più. Non serve festeggiare… Non è di vitale importanza. Non serve più nemmeno invitare a casa parenti e amici, mangiare insieme, trovarsi fuori meglio evitare. Non serve far sport, né la cultura, né le feste, né gli amici, né i contatti. Di queste cose, ci hanno detto, l’ essere umano può fare a meno. Ci dicono che serve lavorare, ma ci chiudono metà attività, ci dicono che serve andare a scuola, ma nella gran parte dei casi le scuole chiudono perché tanto c’è internet e quelle rimaste aperte spesso hanno problemi notevoli di organizzazione, non per causa loro, ma sempre per la ormai storica incapacità dello Stato di gestire le cose. Ci dicono che serve mangiare, ma se molti non lavorano non possono procurarsi il cibo né sostentarsi. Ci dicono anche che è necessario respirare, rientra tra le cose essenziali, ma siamo mascherati ovunque ormai e ciò che respiriamo non è nemmeno l’aria inquinata della città ma la nostra anidride carbonica. Sarebbe necessario anche pagare, ma cari signori non potremo più pagarvi nulla se ci chiudete le attività e le imprese, se ci mettete nella condizione di non lavorare più. La nostra dignità è ormai calpestata, la libertà nemmeno parlarne (o scriverne…). Ormai non abbiamo nemmeno il diritto di sapere noi cosa è importante, cosa conta, di cosa si può fare o no a meno. Riprendiamoci il nostro potere decisionale,la nostra tanto acclamata ragione. Siamo noi che abbiamo diritto di dire cosa è per noi “essenziale”, non altre persone. Se accettiamo anche questo… Siamo davvero finiti. Hanno vinto.
Alessandra Cordioli