Mura e vallo del bastione Campo Marzo (o Campo Marzio) che costeggia via Francesco Torbido trovarono tragico “utilizzo” quale sede di esecuzioni nel cruento periodo nazifascista post 8 settembre 1943, secondo decisioni prese non a caso, ma per la vicinanza del Cimitero monumentale dove i condannati a morte trovavano pronta sepoltura, provvisoria o definitiva, anonima o meno.
Una lapide collocata nella parete esterna del bastione e che sbuca quasi timidamente in alto rispetto al vallo (in modo che possa essere scorta, senza però essere leggibile per la distanza, da chi transita in via Torbido, magari destando comunque interesse anche solo distratto), ricorda due di queste esecuzioni: “Onore ai partigiani caduti per l’Italia Paolo Pignatti 28 gennaio 1945 Aurelio Dal Cero 11 febbraio 1945 Fucilati in questo luogo dai fascisti”.
Ha annotato R. A., in “Patria Indipendente” del 30 giugno 2005 (link), riguardo all’inaugurazione del contiguo viale dei Partigiani (già via F. Torbido), il 25 marzo 2005 e dell’epigrafe “Comune di Verona Onore ai partigiani caduti per la libertà d’Italia Cap. Paolo Pignatti fucilato il 28-1-1945 Aurelio Dal Cero Dartagnan fucilato l’11-2-1945 2005”: “Verona, Medaglia d’Oro al Valor Militare per l’intenso impegno nella lotta di Resistenza, ha aperto il 60° anniversario della Liberazione, il 25 marzo, con una manifestazione di particolare rilievo, intitolando Viale dei Partigiani, una strada di importante comunicazione. La via costeggia le mura cittadine e, in particolare, la zona del gran curvone del cimitero, che tra il 1943 e il ’45 fu teatro di varie fucilazioni, alcune eclatanti, altre invece semisconosciute. Il luogo era stato prescelto dai fascisti per occultare velocemente i morti nel vicino camposanto. Due le figure più note, ora ricordate con una targa simbolicamente posta in memoria anche di tutti coloro che sono caduti per la conquista della Libertà. Gli eroi, suggellati nel marmo, ambedue decorati di M. A. al V. M. sono il Cap. della Forestale Paolo Pignatti di Poggio Rusco (Mantova) e Aurelio Dal Cero Dartagnan, di Montecchia di Crosara (Verona)”.
Il link contiene le sintetiche note sull’“episodio di Verona, 11.02.1945” relativo ad Aurelio Dal Cero, nato nel 1924, nome di battaglia “Dartagnan”, contadino, appartenente alla Divisione partigiana “Pasubio”: “Dopo il suo arresto, avvenuto in data imprecisata ma presumibilmente fra la fine di novembre e l’inizio di dicembre 1944, Dal Cero fu sottoposto a processo che si svolse fra il 5 e il 7 febbraio 1945. Il Tribunale militare regionale di Padova, riunitosi a Verona, condannò Dal Cero alla pena di morte. La sentenza venne eseguita il successivo 11 febbraio”, con fucilazione da parte d’un plotone della Guardia nazionale repubblicana.

Di Paolo Pignatti, a sua volta, parla un altro link: “Il 24 dicembre 1944 il notiziario della GNR veronese riporta la notizia dell’arresto, avvenuto il giorno 15, di Paolo Pignatti, sospetto di appartenza a bande partigiane. In realtà Pignatti era già stato arrestato il 1° dicembre e tradotto prima nelle carceri di Mantova. Alla metà del mese venne condotto a Verona. Pignatti era nato a Poggio Rusco, in provincia di Mantova, nel novembre – il giorno 10, n.d.t. – del 1895. (…) Il 27 gennaio 1945 Pignatti venne condannato a morte dal tribunale straordinario militare per aver confessato il favoreggiamento a bande di fuori legge; di aver loro fornito armi ed esplosivi e di aver dato ricetto a due ufficiali inglesi emissari dell’Intelligence Service. Lo stesso 27 (?, n.d.t.) gennaio venne fucilato nel fossato delle mura dirimpetto al lato settentrionale del cimitero di Verona”.
Rincalza in proposito l’ulteriore link, riferendo circostanze diverse sulla tragica fine del poggese della Brigata partigiana Val Padana”: “Queste le parole di Alberto, figlio di Paolo Pignatti, che descrivono i fatti che portarono all’arresto e alla fucilazione del padre: «Mio padre fin dall’inverno 1943, aderì al movimento partigiano, pur continuando a prestar servizio nella milizia forestale quale capitano. Io e mio fratello Arturo eravamo a conoscenza di tale sua attività e cooperammo con lui. Nel dicembre1944 vennero a casa nostra, provenienti dall’Italia liberata, due ufficiali inglesi che avevano il compito di uccidere un alto generale tedesco di Verona. Si trattennero da noi circa una settimana. In seguito ad una denunzia di qualcuno di Poggio Rusco vennero a casa nostra le brigate nere le quali dopo una perquisizione, interrogarono mia madre che però aveva fatto in tempo a far fuggire gli ospiti inglesi. Mio padre era a Verona con mio fratello. Su ordine del capitano, comandante le brigate nere di San Giovanni del Dosso (comune in provincia di Mantova, n.d.t.) mio padre venne subito tratto in arresto e condotto a Mantova dove subì interrogatori da parte di un capitano dell’U.P.I. (Ufficio Politico Investigativo della Repubblica di Salò, n.d.t.) di Verona. Fu anche barbaramente torturato perché si rifiutava di parlare. Da Mantova fu poi tradotto a Verona dove subì un altro interrogatorio e credo anche torture… Il 28 gennaio 1945 fu celebrato il processo a carico di mio padre avanti il tribunale straordinario, la sentenza fu di condanna alla pena di morte». Paolo Pignatti venne fucilato da un reparto fascista alle ore 17,30 del 28 gennaio 1945”.
Claudio Beccalossi