Era un personaggio dagli orientamenti formativi ed estetici notevoli. Lei, la professoressa Lina Maria Duška Avrese (ponte culturale della vera Russia in Italia e viceversa, grande viaggiatrice nella vecchia Unione Sovietica già dai primi Anni Sessanta del secolo scorso, ex docente universitaria, collezionista d’arte russa, soprattutto icone e grafica, appassionata di parapsicologia, pranoterapeuta in fase evolutiva, pittrice, incisore, scrittrice e saggista, nata a Verona il 24 giugno 1928) è scomparsa senza particolare risalto pubblico il 7 agosto 2014, con funerale celebrato l’11 agosto nella chiesa di Sant’Anna in località Giara (Illasi, Verona).
Il vezzeggiativo “duška” (“piccola anima”) attribuitole da una russa amica della zia, le è rimasto affibbiato addosso diventando un nome di “battesimo diverso” destinato ad accompagnarla per tutta la vita pubblica e privata.
Avrese si laureò nel 1960 a Venezia in Lingue e Letterature straniere, con una tesi su Anton Čechov della quale fu relatore Evelino Gasparini (noto studioso di letteratura russa e d’etnologia slava, prolifico autore a temi, ordinario di Lingua e Letteratura russa a Venezia dal 1947 al 1967 e, poi, ordinario di Filologia slava ed incaricato di Lingua e Letteratura russa a Padova fino al 1970, Altivole, Treviso, 24 settembre 1900 – Castelfranco Veneto, Treviso, 29 maggio 1982). Duška, nel 1963, s’aggiudicò una borsa di studio del Ministero degli Affari esteri che le consentì il soggiorno addirittura d’un anno nell’allora Leningrado (l’attuale San Pietroburgo), città con la quale instaurò “a pelle” un rapporto intellettuale ed umano esclusivo, anche attraverso frequenti ritorni.
La carriera accademica di Lina Maria prese avvio nel 1967, nel ruolo d’assistente della cattedra di Lingua e Letteratura russa della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Padova presso la sede distaccata di Verona. Insegnò nella stessa cattedra, dal 1970 al 1973, nella Facoltà di Lettere e Filosofia padovana per poi impegnarsi alla Facoltà di Scienze politiche. Diventata professore associato nel 1985, nel 2000 disse addio al mondo universitario per raggiunti limiti d’età.
Sensibile pittrice dai tratti e dai colori delicati, Duška poté vantare rassegne di sue opere anche nel prestigioso Museo statale Ermitage di San Pietroburgo, dove sono tuttora conservati suoi significativi lavori.
Verona ha un debito di riconoscenza con la professoressa Duška Avrese che ha donato ben 60 preziose icone russe antiche della sua grande raccolta accumulata nel tempo (ne aveva perfino nel bagno del suo appartamento in lungadige Panvinio 5) alla Fondazione Museo “Miniscalchi-Erizzo”, in via San Mamaso 2a, a Verona, esposte dal 2013 in una sala al primo piano.
Ma non solo: la benefattrice, in quanto nipote per via materna dei pittori Carlo Donati ed Ildegarda Della Porta, ha offerto alla Fondazione Museo pure loro miniature e dipinti. In particolare, i lavori certosini di Della Porta costituiscono cammei d’arte su lamine d’avorio affiancati da quattro disegni del 1893 e da un suo ritratto eseguito dal marito nel 1905. Di Carlo Donati, a sua volta, sono pregevoli un autoritratto ed altri quadri, opportunamente restaurati.
Il patrimonio di 60 esempi dell’iconografia sacra ortodossa, in esposizione permanente, colgono diverse essenze, dalle multiespressive mariane al Cristo Pantocreatore, dai santi più venerati (Nicola, Giorgio, Serafino, Quirico ecc.) alle istantanee di momenti-chiave di Gesù (quali la Natività o l’Ultima cena). È da rimirare per la singolarità la tavola delle Dodici feste, cioè quella che riproduce e scandisce le più importanti ricorrenze dell’anno liturgico ortodosso. Le sopraffine rappresentazioni sono state realizzate sul legno, a parte un’icona portatile creata in bronzo e smalti.
Una parziale ma elegantemente accurata (sia nei testi che nelle riproduzioni grafiche) della raccolta di icone messa sapientemente insieme da Avrese con esperienza e pazienza (e… possibilità economiche) è il volume-capolavoro “Icona Finestra sull’Eternità – riflessioni di una collezionista” (1999), con presentazione di Marina Azizjan (d’origine armena, artista di San Pietroburgo, coreografa e scenografa, collaboratrice dei maggiori teatri russi), le belle fotografie di Roberto Lazzarin ed un’ampia e dotta introduzione della stessa autrice, anche autobiografica.
Altri saggi e libri di Duška sono: “Anton Pavlovič Čechov: il momento della rivelazione” (1973); “Gli aspetti del verbo russo: guida pratica per gli studenti” (1976); “Pietroburgo: una città si racconta. Tra passato e presente, inquietudini di una generazione” (2002), con prefazione di Sergio Romano (diploFFmatico – con carriera conclusa quale ambasciatore d’Italia a Mosca dal 1985 al 1989 – storico, giornalista, saggista).
Nell’intrigante casa dalle mille scoperte di Lina Maria Avrese trovarono ospitalità vari illustri nomi dell’intellighènzia internazionale di matrice russa: come la sensitiva, pranoterapeuta, camminatrice sul fuoco e tanto altro inerente alla parapsicologia Larissa Vilenskaja (a.k.a., also known as, conosciuta anche come, alias Laura V. Faith, autrice con Joan Steffy del libro “Firewalking: a new look at an old enigma”, 1991), nata nel 1948 a Riga, in Lettonia, stabilitasi a Monterey, in California, Usa e rimasta vittima d’un incidente (investita da un treno) il 13 giugno 2001. E l’appartenente all’Istituto di Diritto e Scienze giuridiche dell’Accademia delle Scienze di Mosca Vladimir Aleksandrovic Rassudovskij (1926 – 2001), all’epoca impegnato nell’elaborazione della nuova Costituzione sovietica sotto i rosei auspici della perestrojka.
In sintesi, Duška Avrese fu un’intellettuale raffinata, una fine collezionista d’arte ed una donatrice per il bene comune. Purtroppo, relegata sì e no al ricordo tra “addetti ai lavori” ed oggi, con i chiari di luna d’una rivoltante russofobia per la guerra di Putin all’Ucraina di Zelens’kyj, ancor più a rischio di squallida epurazione per cervello e cuore troppo legati alla profonda Russia.
Claudio Beccalossi