Iraci Sareri: “Proroghe e ampliamento delle cessioni sono vitali. Ecco le nostre proposte per sbloccare la situazione”
Quasi 83 milioni di euro “incagliati” in provincia, con oltre 1.200 imprese artigiane (edili, impiantisti e serramentisti) direttamente coinvolte
“Il Governo deve ascoltare, non solo i partiti di maggioranza e opposizione, unanimi nel chiedere di allargare le maglie in tema di bonus in edilizia, ma soprattutto le imprese!
Entro la settimana è necessario un emendamento al Decreto ‘Aiuti’ che preveda più tempo per le imminenti scadenze delle ‘villette’ e un ampliamento delle possibilità di cessione del credito”.
L’appello è di Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona, il quale fornisce le stime di una situazione che da preoccupante si sta trasformando in allarmante.
“Solo qui in provincia di Verona – illustra –, stimiamo almeno 82,57 milioni di euro di crediti ‘incedibili’ da parte di 1.228 imprese artigiane, tra aziende edili, installatori di impianti e serramentisti in legno e metallo. La nostra provincia è in testa alla classifica veneta, sia per numero di imprese coinvolte, sia per mole di crediti ‘incagliati’”.
In tutto il Veneto si parla di 400 milioni di euro.
L’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, su dati Unioncamere-Infocamere, prende in esame anche il totale delle imprese artigiane per categoria del cosiddetto “Sistema Casa”, che per la provincia di Verona arrivano a quasi 10.700: la categoria più esposta, ovviamente, è quella delle imprese edili e di costruzione di prodotti per l’edilizia, con oltre 5.300 unità.
“Per rimettere in moto il mercato della cessione del credito – continua il Presidente della Confartigianato scaligera – e far ripartire i cantieri, la nostra Confederazione ha avanzato cinque proposte concrete e velocemente realizzabili:
- ampliare la platea dei cessionari nei cui confronti le banche e i gruppi bancari possono in ogni caso effettuare la cessione, per consentire un buon assorbimento dei crediti fiscali;
- consentire l’utilizzo oltre il 2022 della quota di credito d’imposta non fruita e derivante dalla concessione di sconti in fattura. Infatti, molte imprese che hanno concesso lo sconto in fattura negli ultimi mesi del 2021 non hanno trovato cessionari disponibili all’acquisto dei crediti e, se non dispongono di capienza fiscale, rischiano di perdere la prima rata annuale per la parte non compensata.
- Inoltre, va riaperto il termine per la trasmissione delle comunicazioni di opzione, scaduto il 29 aprile 2022. Sono molte le imprese che, per motivi diversi, come l’inerzia di un soggetto terzo incaricato o il rifiuto del cessionario per errori formali contenuti nella comunicazione di opzione, non hanno potuto trasmettere o ritrasmettere la comunicazione entro il termine.
- Peraltro, è stata rappresentata l’opportunità di prevedere, a regime, l’eliminazione di un termine rigido almeno per lo sconto in fattura, o di introdurre un termine più ampio.
- In alternativa, potrebbe essere introdotta la possibilità di una ‘remissione in bonis’”.
Per Confartigianato, vanno poi semplificate e unificate le procedure per l’istruzione delle pratiche di cessione, in modo da garantire tempi ragionevoli e sufficiente certezza tra gli operatori-imprese che confidano nella monetizzazione del credito.
Infine, gli artigiani chiedono di rendere interoperabili le piattaforme utilizzate dai diversi istituti di credito al fine di semplificare ed unificare le procedure per l’istruzione delle pratiche di cessione.
I telefoni delle sedi di Confartigianato sono “roventi”.
“Non passa ora – afferma Valeria, Bosco, Segretario di Confartigianato Verona – senza che vengano raccolte testimonianze di imprenditori che, eseguiti i lavori e applicato lo sconto in fattura, anticipando al cliente il beneficio fiscale, oggi si ritrovano con il cassetto fiscale stracolmo di crediti che nessuno, neanche i soggetti che avevano assunto l’impegno di farlo, vuole o può acquistare.
Le nostre imprese si sono affidate con fiducia ad un meccanismo varato dal Legislatore, hanno anticipato l’acquisto di materiali, pagato il personale dipendente, versato tasse e contributi in cambio di crediti fiscali che avrebbero dovuto monetizzarsi grazie alla loro ulteriore cessione e che ora, invece, si ritrovano in mano come se fossero carta straccia”.
“Ribadiamo spesso che non siamo propensi ad alimentare allarmismi – conclude il Presidente Iraci Sareri –, ma la situazione in cui si trovano impantanate, oggi, le imprese artigiane dell’edilizia, dell’installazione di impianti e dei serramenti, ulteriormente gravate dalla bolla speculativa dei costi dei materiali, dei semilavorati, dei carburanti e dell’enegia che si è venuta a creare, è a un passo dal trasformarsi in una vera e propria catastrofe.
Per scongiurare il fallimento di migliaia di imprese sono indispensabili sia un intervento straordinario da parte dello Stato, che metta in campo un compratore di ultima istanza con il coinvolgimento immediato, ad esempio, di Cassa Depositi e Prestiti e Poste S.p.A, sia una conversione dei crediti in titoli negoziabili sul mercato”.
Le imprese del “Sistema Casa”
