Era l’ultima spiaggia di chi, anche e soprattutto nelle estati passate, per scarsità di pecunia non poteva permettersi rive di qualche mare o lago ben più gettonate o desiderabili.
Il fiume Adige sottomano nel percorso cittadino, con la frescura della fitta vegetazione che ripara dal sole certi suoi frequentabili scorci sabbiosi, ha riconfermato l’“arte” italiano-veronese dell’arrangiarsi.
Una di queste frequentate “riviere fai-da-te”, ubicata oltre lungadige Catena, di fronte a lungadige Attiraglio, aveva un nomignolo che s’ispirava a spiagge yankee di Florida o di California: Catena Beach. Ragazzi, adulti ed anziani vi passavano giornate intere, sdraiati all’ombra, magari cuocendo su griglie improvvisate quel che il convento (economico) passava, divertendosi alla buona…
Altri tempi, anche se addietro di pochi decenni…
Oggi, la musica è cambiata. Il fruitore-tipo della playa rimane soprattutto chi è più in là con gli anni ed abita nei paraggi: si siede sulla seggiola pieghevole (che si porta da casa) e si gode il fresco osservando la corrente del fiume che va o sbirciando (forse invidiando) quanti percorrono i tragitti a fianco dell’Adige a piedi od in bicicletta. Questione d’una nuova “esigenza”: l’esercizio fisico…
Catena Beach ha conservato tracce del suo passato carattere popolare (il poco invitante barbecue sopravvissuto, ad esempio) pur senza popolo (alla vecchia maniera) che la frequenta.
E se il suo tratto sabbioso appare abbastanza pulito, sono tutte quelle sedie scassate lasciate sul bordo od abbandonate in acqua che scuotono dai ricordi nostalgici riportando ad una sgradevole realtà.
E così pure i mobiletti sfasciati, i rifiuti dispersi, lo zainetto appeso ad un albero: segnali dell’idillio finito tra natura ed uomo, tra ambiente e socialità?
Che si sia ancora in tempo per porvi ecologico rimedio, per rispettosa salvaguardia (e memoria rimpianta) di ciò che è stato per gente comune di ieri?
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi