Bello fuori ed ora brutto, bruttissimo dentro, nonostante i suoi trascorsi storici e la sua ambizione ad essere pregevole contenitore espositivo (permanente o temporaneo), storico-culturale, d’aggregazione a tema o meno, di eventi e spettacoli ecc.
Si vedrà se daranno i frutti previsti l’attuale processo di recupero e riqualificazione dell’Artillerie Arsenal “Franz Joseph I (von Österreich)” (Francesco Giuseppe I d’Austria, Vienna, 18 agosto 1830 – Vienna, 21 novembre 1916), noto come Arsenale di Verona od Arsenale austriaco.
Fu il feldmaresciallo Josef Radetzky a volerlo, con studi preliminari ed elaborazioni condotti tra il 1852 ed il 1854 e con il susseguente progetto esecutivo del maggiore (poi tenente colonnello) ed ingegnere Conrad, o Konrad, Petrasch (Vienna, 27 novembre 1807 – Klosterbruck b. Znaim, Louka, Mähren, 18 agosto 1863), direttore della Genie Direktion (l’Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni) di Verona dal 1849 al 1856.
L’edificazione dell’Arsenale iniziò nel 1854 e terminò nel 1861 rispettando un piano ridotto del 1857.
L’attuale progetto definitivo di riabilitazione strutturale (interventi di restauro conservativo delle coperture ed opere connesse) è stato approvato con deliberazione della Giunta comunale n. 214 dell’8 luglio 2020, quello esecutivo, a sua volta, ha avuto il riconoscimento con determina dirigenziale n. 239 del 15 gennaio 2021, su autorizzazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio prot. n. 27796 del 19 novembre 2019 e prot. n. 5907 del 12 marzo 2020. La consegna dei lavori è avvenuta il 25 agosto 2021 (due anni fa), con citati 542 (!) giorni di durata operativa. Tutto messo nero su bianco su un pannello a destra, rispetto all’ingresso principale.
Il neofita speranzoso che non sa nulla di quanto bolli in pentola, al vedere dall’esterno l’Arsenale d’artiglieria della Campagnola, nella piazza omonima al termine di via Sacco e Vanzetti (a pochi passi da lungadige Cangrande e dal ponte di Castelvecchio), s’immagina, varcandone la soglia, di sbucare in una location d’origine austriaca conservata e rispettata al meglio.
Invece, l’impatto immediato è quasi una sonora sberla in faccia, con pareti, colonne, porte oltraggiate da scritte e scarabocchi vandalici deliranti e scurrili.
Non è stata risparmiata nemmeno la targa marmorea del qui presente Museo civico di storia naturale, Sezioni di botanica e preistoria, studi e laboratori, Museo di storia naturale della Romagna “P. Zangheri” mentre, per il momento (ma non si sa fino a quando), sono state snobbate le lapidi commemorative apposte alle pareti della Direzione Artiglieria di Verona (Ai fratelli caduti per la fortuna d’Italia).
I muri del breve tunnel verso il vasto spazio interno dell’Arsenale dimostrano il grado d’inciviltà dei teppisti da quattro soldi che fanno scempio del bene pubblico per discutibile “passatempo”.
Ma pure il piazzale non si presenta bene: transenne divelte, panchine scassate, altri disegnacci su porte lignee ed intonaci, rete d’una porta da calcio strappata,
Chi visita il complesso lo fa velocemente, scuotendo il capo per tanto senso e realtà di degrado generale.
Preferisce andarsene al più presto fuori, incappando nella cosiddetta “panchina europea di Verona”. Anche questa intaccata dalla teppaglia che ha rigato per spregio la targhetta d’intitolazione.
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi