Eventi e dati snocciolati dal neo deputato Gianmarco Mazzi, con il grande Riccardo Cocciante che sprona i giovani
Nella conferenza stampa di consuntivo della stagione 2022 degli eventi extra-lirici nell’anfiteatro scaligero, in Sala Arazzi di Palazzo Barbieri, Gianmarco Mazzi (Verona, 1° luglio 1960, manager ed autore televisivo), amministratore delegato di Arena di Verona Srl (Eventi Live & TV), s’è dimostrato (a ragione) soddisfatto. Anche nel citare e sfogliare il raffinato album fotografico delle meraviglie (il quarto della serie, dal 2019) “Highlights 2022 La rinascita live” che raccoglie le più avvincenti immagini di 60 spettacoli sold out, con 320 artisti sul palco e circa 620mila spettatori.


Un compiacimento in più per Mazzi, dalla fresca nomina a deputato nel Collegio plurinominale Veneto 2-P01, come capolista di Fratelli d’Italia.
Non basta: sono stati 14 gli appuntamenti TV, tra cui Dallarenalucio, Music Awards, La grande Opera all’Arena di Verona (raccontata da Luca Zingaretti), Power Hits Estate2022, Arena ‘60 ‘70 ‘80 e… ‘90, Il canto degli italiani (Gianni Morandi), Meraviglie (Alberto Angela). Eccellenze gradite complessivamente, solo in Italia, da oltre 31 milioni di telespettatori che hanno allargato (anche se non ce n’era certo bisogno) l’audience mediatica nazionale ed internazionale di Verona.
Tra i fattori determinanti del trionfo delle varie serate da “tutto esaurito” è stato il ritorno (atteso anche come liberazione e normalità) alla capienza piena dell’Arena dopo chiusure e limitazioni imposte dalla pandemia da Covid-19. Hanno aperto la programmazione, ancora in aprile, i Måneskin e Zucchero, seguiti da big internazionali come Nick Cave and the Bad Sees, Gorillaz, Kiss, Toto, Simple Minds, Mika, Scorpions, 2Cellos.
Si sono via via alternati in concerti, poi, grandi nomi italiani (Modà, Elisa, Venditti & De Gregori, Claudio Baglioni, Fiorello, Eros Ramazzotti, Ligabue) e “scommesse artistiche”vincenti (Pinguini Tattici Nucleari, Marracash, Mannarino, Niccolò Fabi). Anche lo sport ha fatto capolino nel menù dell’Arena, con la finale del 105° Giro d’Italia al suo interno.
A corollario di tanto bendidio, infine, il ventesimo anniversario dello spettacolo “Notre Dame de Paris”, con le musiche del grande Riccardo Cocciante, presente in Sala Arazzi accanto al sindaco, Damiano Tommasi (Negrar, Verona, 17 maggio 1974). Quest’ultimo, soggetto ad un abbassamento di voce, ha comunque voluto sottolineare «l’adrenalina che provoca in tanti artisti l’esibirsi in Arena. È una grande responsabilità per noi, consapevoli che significhiamo molto per il mondo dello spettacolo e del canto. La nostra premura è ricreare sempre questa aspettativa da parte degli artisti».




Dopo il sintetico commento del sindaco di Verona, ha preso la parola Gianmarco Mazzi, snocciolando i dati salienti del boom post pandemia di spettacoli, artisti, spettatori in presenza e televisivi del fitto cartellone in Arena, fuori dai classici canoni lirici.
«È stato un successo eclatante – ha rimarcato Mazzi – con entusiasmo travolgente del pubblico che voleva tornare a frequentare luoghi di concerti. I dati economici. Quest’anno versiamo nelle casse della Fondazione Arena di Verona (come proventi da canone e rimborsi spese) un totale di 3.530.070 euro (Iva inclusa), esclusi i dividendi che comunicheremo più avanti perché ora non è possibile calcolarli».
«Per quanto riguarda il Progetto Nuove povertà, quest’anno abbiamo raccolto intorno ai 400mila euro (Iva esclusa). Quindi, la raccolta complessiva, dal 2018 ad oggi, sale a 1.084.252 euro (Iva inclusa). Nello stesso quadriennio (tra Fondazione Arena di Verona, canoni e rimborsi spese, dividendi che quest’anno sono ancora da stabilire e Progetto Nuove povertà), abbiamo raccolto e versato 10.309.580 euro (Iva inclusa). Risultato che c’inorgoglisce e che dà un senso al nostro lavoro ed al nostro impegno».
L’atteso intervento finale del celebre cantautore e compositore Riccardo Cocciante (Riccardo Vincent Cocciante, conosciuto come Richard Cocciante nei Paesi francofoni, Saigon, 20 febbraio 1946, padre italiano e madre francese) è stato come una sorta di sprone ai giovani a sperimentare, ad evolvere il teatro musicale, il cantar recitando.












«Sono molto affezionato a Verona perché, grazie anche all’Arena, c’è un centro artistico, un luogo per esibirci, un posto degno, grande, con calore. Siamo venuti nel 2002 (con lo spettacolo musicale “Notre Dame de Paris” tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, scritto da Luc Plamondon e libretto in italiano di Pasquale Panella, n.d.a.) e non è stato facile farci accettare in Arena, eravamo quasi un genere che, forse, dava un po’ fastidio. Poi, abbiamo capito che, invece, era importante continuare a far crescere il genere di teatro musicale».
«Il teatro musicale non si può fermare in una certa epoca. – ha continuato convinto Cocciante – Deve continuare con altri linguaggi, il linguaggio della musica che si rinnova, il linguaggio della parola, del testo, testo moderno, attuale, semplice. Certamente mi sono ispirato al musical, però il musical non può essere messo vicino all’opera. È sempre una creazione che mescola il canto ed il parlato ma più leggero, più leggera la composizione, la maniera di scrivere la musica. Da parte nostra c’è stato un tentativo di ridare vita a questo tipo d’espressione che persone d’una certa età possono capire. Ma i giovani non s’avvicinano facilmente all’opera, per loro è un linguaggio molto lontano ed è normale che sia così. Perché l’opera appartiene ad un altro secolo, ad un’altra maniera d’esprimersi, di parlare. Tutto il mondo è cambiato. La comunicazione del cantar recitando deve continuare.. ».
« Noi siamo sempre fieri di venire in Arena proprio perché c’è un pubblico che comprende questo tipo di spettacolo, ha fervore, calore. Ringrazio ancora che questo posto esista. Giriamo tutt’Italia ma molte volte dobbiamo andare in certi posti che a noi non piacciono molto. Come i palasport che non hanno la struttura giusta oppure in teatri troppo piccoli, non fatti per la musica d’oggi perché l’acustica non è idonea».
«Quello che ho voluto dire è che non bisogna fermarsi. – ha insistito il cantautore e compositore – Da giovane, da bambino ho sempre cantato l’opera, l’avevo attorno a me, mi piace immensamente. Credo che bisogna andare avanti, che i tempi non si debbano fermare. E tentare, magari. E se il tentativo è riuscito forse a metà, andare oltre, partire da quest’esperimento per capire che si possono raccontare delle storie in musica in molte modalità, molti tipi di musica. Penso che le nuove generazioni siano pronte ad accettare questo tipo di proposta».
L’intervista esclusiva a Riccardo Cocciante
Ritrovata in archivio. Una delle foto che feci a Riccardo Cocciante in Arena durante le prove del tredicesimo Festivalbar (con direzione artistica di Vittorio Salvetti, anche presentatore), prima della serata finale del 7 settembre 1976. Allora Cocciante cantò “Margherita”.
Quel Festivalbar fu vinto da Gianni Bella con “Non si può morire dentro”



Servizio, foto e video di
Claudio Beccalossi