Rivoluzionata da due necessità di fine XIX secolo a Verona (nuova zona industriale da realizzare ed alluvioni provocate dal fiume Adige da sventare), l’area in depressione geologica sorse con rosee prospettive – Deus ex machina del riassetto urbano fu la costruzione d’un canale su progetto dell’ingegnere Enrico Carli e su determinazione dell’avvocato Giulio Camuzzoni, allora sindaco, al quale venne dedicata l’opera – Da zona produttiva allora e poi, passando attraverso i bombardamenti alleati della Seconda guerra mondiale, fino al degrado imprenditoriale d’oggi, con il graduale abbandono nelle grinfie della malavita, blitz a… singhiozzo delle forze dell’ordine permettendo…
Alto degrado per Basso Acquar, via ed area. Nonostante i suoi trascorsi industriali storici, l’arteria che collega via Franco Faccio con via Tombetta, in Borgo Roma, patisce da tempo chiusure e trasferimenti altrove di attività produttive, con relativo abbandono di immobili e strutture nelle mani (adunche) di delinquenti e di disperati che non esitano a rubacchiare, occupare abusivamente, danneggiare quanto fa loro comodo, per nulla intimoriti dalle impennate d’orgoglio (e di dovere) del Comune di Verona, della relativa Polizia Municipale e delle forze dell’ordine in genere.
Sembra, anzi, è un destino amaro quello che riguarda Basso Acquar, “figlio”, per così dire, della coppia “necessità industriale-spauracchio alluvione”, con inondazione del fiume Adige purtroppo drammaticamente avveratasi nel settembre 1882 che rallentò la costruzione dapprima del canale artificiale Giuliari con presa d’acqua a sud e poi del “collega” Camuzzoni con presa a nord, su progetto dell’ingegnere Enrico Carli (Tremezzo, Como, 1845 – Milano, 1898). Il canale industriale Camuzzoni, nello specifico, doveva convogliare l’acqua dell’Adige, nei pressi di Chievo, verso la zona di Basso Acquar, affamata di forza motrice per far funzionare i macchinari delle industrie via via insediatesi. Il canale fu dedicato al tenace sostenitore dell’opera, l’avvocato Giulio Camuzzoni (Verona, 20 agosto 1816 – Verona, 7 aprile 1897) senatore del Regno d’Italia e sindaco della città per 16 anni, dal 1867 al 1883.
Estrapolando interessanti informazioni dal libro “Verona fine ottocento” di Giacomo Muraro (Edizioni di “Vita Veronese”, stampato nel marzo 1968 per conto della rivista “Vita Veronese” dalla linotipia veronese Ghidini e Fiorini, Verona), già nell’anno 1875 apparve una memoria dell’ingegnere Enrico Carli, dal titolo “Il Canale Industriale”. Si trattava di uno studio preparatorio, il quale muoveva dall’idea di distogliere un notevole volume d’acqua dall’Adige, con incile (apertura, imbocco, inizio d’un canale, n.d.t.) all’altezza del Chievo, di convogliarlo fino a Porta Nuova, restituendolo al fiume dopo di averne utilizzato la caduta per ricavarne energia elettrica con il salto dal terrazzo alluvionale di destra d’Adige alla sottostante depressione in località Basso Acquar; e per alimentare sul sito con tale energia, un primo nucleo di industrie moderne.
Muraro precisava più avanti: “… depressioni frequenti nei pressi della città a causa dei terrazzi alluvionali che fiancheggiano l’Adige, detti in geologia delle acque risorgenti perché alla loro base sgorgano numeroso fontanili di scarico delle falde freatiche. Un tipico esemplare di tali terrazze con sottostante depressione, lo troviamo, appunto, nella zona detta del Basso Acquar. (…) Egli (l’ingegnere Carli, n.d.t.) considerò che, all’osservazione dai bastioni di Porta Nuova e di S. Francesco, il Basso Acquar risultava, nella sua parte piana, defilato completamente a causa del considerevole dislivello del terrazzo. (…) L’idea di una grande presa d’acqua a monte del Chievo, adombrata nel 1873 da una Società lombarda della quale era magna pars il Carli, fu da questi inquadrata assai bene nel 1875, giocando sui dislivelli naturali della zona, che al Basso Acquar consentiva di utilizzare un salto d’acqua di circa tredici metri. (…) Il Consorzio (del Canale Industriale, che prese in seguito il nome dal sindaco Camuzzoni, n.d.t.) (…) ricavò dal salto del Canale a Porta Nuova la forza di circa 3300 HP, suddivisi fra i consorziati. Nel 1893 il Comune riscattò l’intera proprietà del Canale per favorire maggiormente le iniziative industriali, fornendo a basso prezzo i volumi d’acqua ai richiedenti. Cominciato nel 1884, il Canale venne ultimato nel 1886 (…). Nel breve volgere di dieci anni la depressione del Basso Acquar si popolò con (…) stabilimenti industriali, utilizzanti tutti l’energia elettrica fornita dal Canale”.
Secondo altre fonti, i lavori per la realizzazione del canale iniziarono nel 1883 e si conclusero nel 1885, con energia prodotta utilizzabile dal 1887 ed una spesa di 3 milioni di lire d’allora. Lo stesso monumento all’ingegnere Carli, ubicato in piazzale XXV Aprile, nelle immediate vicinanze della fermata di autobus delle linee urbane ed extraurbane e della stazione ferroviaria di Porta Nuova, di viale Girolamo Cardinale e del canale Camuzzoni, scandisce: “Carli Enrico ingegnere idraulico ideò e costrusse questo canale animatore dell’industria veronese 1883 – 1885 I reduci delle patrie battaglie i consorziati e gli amici auspice il Comune di Verona”.
L’elenco riportato da Muraro delle attività che si stabilirono nella nuova zona industriale di Basso Acquar “nutrito” dal canale Camuzzoni includeva, oltre ad entità minori:
1886-87, Fabbrica di Prodotti Chimici “Poggiani” (che produceva acido solforico, zolfo e solfato di rame, prodotti chimici, cioè, per l’agricoltura);
1886-87, Centrale per il primo Acquedotto di Verona;
1886-87, Fabbrica del Ghiaccio Artificiale;
1888, Cartiera “Fedrigoni” (fondata da Giuseppe Antonio Fedrigoni – Verona, 1837 – Verona, 20 ottobre 1910. Fedrigoni acquisì la possibilità d’utilizzo di 10mila metri quadrati di terreno in cambio d’una spesa di £ 223.300 in 29 rate annuali. La Cartiera ottenne dal canale Camuzzoni per la loro funzionalità 127 cavalli dinamici);
1890, Cotonificio “Crespi” ed Ovattificio “Volpato”;
1892, Cartiera per carta da imballaggi;
1893, Molino a cilindri “Consolaro”;
1894, Cartonificio “Franchini”;
1894, Trafileria per “punte di Parigi” (sono denominati punte di Parigi o di Francia o, più comunemente, punte, talvolta anche punte milanesi, i chiodi lucidi, aventi per lo più gambo cilindrico liscio terminante con una breve punta conica. Hanno testa di diverse forme: piana, piana fresata, bombata, conica, a gruppino od a spillo, cioè cilindrica, tozza. Le punte sono principalmente usate nei lavori di falegnameria. Certi tipi speciali a piccola testa conica o senza testa sono adoperati nella fabbricazione delle calzature – tacchi – , mentre altri, lunghi e sottili, s’utilizzano in fonderia);
1894, Fabbrica di carta per imballaggi (diventata poi “Cartiera di Verona”);
1894, Fabbrica di mobili “Falceri”;
1895, Officina Elettrica Comunale;
1896, Fonderia metalli.
Nelle immagini di seguito, in ordine: Fabbrica del Ghiaccio Artificiale, Cartiera di Verona e Nuovi Grandi Magazzini
Aggiunge ancora Muraro: “(…) dal 1886-87 al 1896, l’ossatura industriale della nuova Verona veniva man mano rafforzata e completata da parecchi altri stabilimenti minori sorti al Basso Acquar. Da notare fra essi le Officine Meccaniche Partengo”.
L’innovativa realtà industriale di Basso Acquar andò avanti sviluppandosi ulteriormente. Ed incappando, inevitabilmente, anche con i bombardamenti angloamericani su Verona durante la Seconda guerra mondiale, soprattutto dopo l’armistizio (il ben noto Short Military Armistice firmato tra l’Italia e gli alleati il 3 settembre 1943 a Cassibile, presso Siracusa, ma diffuso alla radio l’8 settembre successivo). La cronologia delle principali incursioni aeree sulla città, infatti, coinvolse anche la superficie di Basso Acquar a causa della sua vicinanza alla stazione di Porta Nuova ed al ponte della Ferrovia: soprattutto il 28 gennaio, il 22 marzo ed il 5 luglio 1944; il 18 gennaio ed il 24 febbraio 1945.
Infine, la decadenza degli ultimi decenni, nonostante demolizioni, riedificazioni, rimodernamenti e trasformazioni d’uso. Con progressivi chiusure ed abbandoni di strutture (soprattutto sul lato destro della via che proviene da via Faccio e va verso via Tombetta) e con l’avvento abusivo di “sciacalli”, malviventi, clandestini, spacciatori e consumatori di droga, sbandati che s’arrogano il diritto ad occupare e ad usufruire di spazi privati lasciati troppo spesso e con incoscienza (voluta?) alla mercé ed all’anarchia del lestofante di turno.
Sono presenze, azioni e passaparola di certi… scombinati che possono sfuggire o fregarsene di blitz della polizia municipale, della polizia di Stato o dei carabinieri, interventi peraltro effettuati con risultati rilevanti anche se non definitivi. Il controllo ed il monitoraggio di precise aree in ombra di Basso Acquar, dove l’illegalità ed il vandalismo ormai fanno da padroni, dovrebbe essere costante, andando a curiosare anche nell’anfratto più nascosto del labirinto di immobili in disarmo per rendersi conto di cosa veramente bolli in pentola. E per spegnere il fuoco della pericolosità sociale di tizi rintanati come topi in attesa di occasioni (illecite) propizie nel ginepraio ampiamente saccheggiato e devastato di Basso Acquar, ormai defunto polo industriale all’avanguardia di Verona tra i secoli Diciannovesimo e Ventesimo…
Claudio Beccalossi