Sono passati 60 anni dai tragici fatti di Dallas dove perse la vita il trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti. Mito, realizzazione in terra del sogno americano, uomo della distensione e statista, questi sono solo alcuni dei giudizi che i mass media hanno dato, e danno ancora oggi, su John Fitzgerald Kennedy, valutazioni senza dubbio edulcorate anche a seguito degli eventi del 22 novembre 1963.
Non è compito di questa rubrica dare un punteggio alla presidenza Kennedy, né di ripercorrere teorie del complotto sulla sua fine violenta, o speculazioni varie. Si tenterá, qui, semplicemente di rispondere alla domanda: cosa rimane di lui?
Nato nel 1917 da una ricca famiglia di origine irlandese, sará prima sottotenente di vascello durante la seconda guerra mondiale e, dopo il congedo con onore, deputato e senatore. Sposato con la bellissima Jacqueline Bouvier, avrá tre figli (e numerose relazioni extraconiugali, secondo alcuni anche con Marilyn Monroe). Abile oratore, capace di domare i mezzi di comunicazione, nel 1960 vincerá a sorpresa le primarie democratiche per la presidenza e, subito dopo, sconfiggerà il favorito repubblicano Richard Nixon diventando il più giovane Capo di Stato statunitense. La Baia dei Porci, la crisi dei missili di Cuba, la corsa allo spazio, l’attivismo nel campo dei diritti civili e la guerra in Vietnam segneranno il suo operato sino al 22 novembre 1963.
Ma, dicevamo, cosa resta di lui? Resta il sogno, il sogno non ancora realizzato di poter essere, un giorno, tutti “berlinesi”.
– Ogni uomo libero, ovunque viva, è cittadino di Berlino. E, dunque, come uomo libero, sono orgoglioso di dire “Ich bin ein Berliner”. – JFK, 26 giugno 1963