Per molti potrebbe sembrare un argomento inflazionato il ricordare ancora una volta gli eventi bellici vissuti nel nostro Paese negli anni Quaranta, ma per lo scrivente, e credo anche per qualche lettore, non è così! Le vicende del secondo conflitto mondiale sono note, ma le tante storie, fatte spesso di piccoli atti eroici di singoli individui e di famiglie italiche, sono ancora oggi, e forse lo saranno per sempre, destinate all’oblio. Ogni qualvolta, quindi, che qualcuno, che magari ha vissuto direttamente gli eventi, riesce a togliere la polvere che copre questi ricordi, è un momento che merita di essere sottolineato. Lo facciamo oggi con l’autore di “La storia di Gemma“, Simone Vesentini.
Matteo Peretti: Simone, la scorsa settimana avevamo avuto modo di parlare del romanzo storico e degli anniversari letterari del 2023. Oggi, però, non possiamo non ricordare gli 80 anni passati da quell’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio italiano con gli Alleati e… vai avanti tu! Come entra questa data nella tua vita, Simone?
Simone Vesentini: Matteo, questa domanda mi permette di parlare di una storia veronese racchiusa nel mio ultimo romanzo! La protagonista è mia nonna Gemma, che racconta gli eventi della sua giovinezza al nipote scrittore che, come avrai di certo intuito, non posso essere che io! Il tutto è ambientato durante la Seconda guerra mondiale, per la precisione dopo l’8 settembre 1943, quando la casa, dove vive con la numerosa famiglia, viene occupata da soldati tedeschi. Dopo la paura iniziale, Gemma si accorge che, dietro le divise nemiche, si nascondono ragazzi come lei, che desiderano solamente il termine di quella guerra insensata. Aggiungo inoltre che il cognome di mia nonna non viene mai riportato nel racconto, ma mi limito a indicare solamente la lettera iniziale, ovvero la “C”. Non mi chiedere il motivo di questa mia scelta, tendente al mistero, forse l’ho fatto per rispetto della privacy o forse per qualche vezzo letterario…
M: Quindi anche la famiglia C ha una storia da raccontare!
S: La famiglia C non racconta una storia, è essa stessa nella storia! In pratica il romanzo si articola in una vicenda principale, che è quella della famiglia C, che si unisce ad altri avvenimenti bellici che fungono da collante all’intera narrazione. Quindi non è un libro di guerra, come potrebbe far pensare la copertina, ma il conflitto permane sullo sfondo.
M: Senza esagerare con la pubblicità… perché leggere “La storia di Gemma“?
S: Perché non sarebbe bello che chi ha apprezzato i miei primi quattro romanzi non facesse lo sforzo di leggere l’ultimo! Premetto inoltre che, tutti gli avvenimenti storici che fanno da sfondo alla giovinezza di Gemma, sono realmente accaduti e mi fa piacere pensare di averli fissati definitivamente in questo libro, affinché non vengano dimenticati. Solo per citarne uno, racconto dell’abbattimento di un bombardiere inglese, di cui ho trovato pochissime testimoniante su Internet, che mi è stato raccontato, con dovizia di particolari, dalla mia cara nonna.
M: E il valore del ricordare… è importante?
S: Certamente! Potrebbe sembrare banale quello che sto per dire, ma ritengo che sia fondamentale conoscere la storia, per evitare di commettere gli stessi errori del passato. Un esempio di questa affermazione, che si ripete spesso ma che mi sembra pochi abbiamo realmente compreso, potrebbe essere l’invasione insensata dell’Ucraina da parte della Russia. Ricordiamoci che questa terra, durante la Seconda guerra mondiale, era già stata invasa dai tedeschi e i russi l’avevano difesa, per poi rioccuparla al termine del conflitto.
M: Grazie Simone! E… Monarchia o Repubblica?
S: Ovviamente Repubblica! Non credo che i monarchi italiani siano fulgidi esempi di coraggio. Un esempio su tutti è stata l’incertezza dimostrato da re Vittorio Emanuele III, dopo la proclamazione dell’Armistizio dell’8 settembre, e la sua vergognosa fuga che lasciò 815.000 soldati italiani in balia degli ex-alleati tedeschi, senza preoccuparsi di fornire precisi ordini su chi fosse il nemico da combattere. Sua Altezza, anche se misurava solamente un metro e cinquantatré centimetri di statura, ha commesso un atto di vera e propria codardia che non sarà mai dimenticato. E quante cose avrei inoltre da dire sui suoi “degni” discendenti; in particolare su…
M: Grazie Simone! Direi che sei stato chiaro! Alle prossime!