Le piogge a singhiozzo di questi giorni non hanno fatto battere ciglio alla persistente, scarsa portata d’acqua del fiume Adige e dei suoi bacini interessati. Siccità e magra a lungo termine hanno già mutato gli ormai ex usuali aspetti del letto e delle sponde, allargando tratti di sabbia, ciottoli, ghiaia e facendo emergere insolite porzioni di terra, prima sì e no intraviste a fior d’acqua.
Una trasformazione che, criticità idrica a parte, sta assumendo nuova identità ambientale è quella che riguarda una lingua d’affioramento sabbioso, spoglio, al termine del canale Camuzzoni, nei pressi del tratto di fiume che circonda il suggestivo isolotto del Pestrino, lungo la via periferica omonima, appartenente al Parco dell’Adige Sud.
Nell’ansa tra canale, ponte di servizio recente (una sberla all’habitat), corso naturale ed oasi integrale su terreni golenali, quindi, il basso livello ha fatto emergere un’isoletta oblunga di sabbia accanto ad altri spezzoni pietrosi separati. L’isoletta dei gabbiani, per il gran numero soprattutto di gabbiani comuni (i familiari e poetici cocai) e di gabbiani reali che zampettano sullo spicchio asciutto.
I tanti gabbiani comuni (Chroicocephalus ridibundus della famiglia dei Laridi) chiassosamente presenti fanno compagnia alle anatre che fanno la spola, avanti ed indietro, tra la riva del fiume e l’isolotto del Pestrino, con sosta nell’isoletta ex novo. Uno spettacolo dal vivo che certifica il buon stato di salute dell’avifauna di fiume nostrana.
Meno idilliaca, invece, è la presenza di rifiuti e detriti lignei a lato della stradicciola bianca che costeggia l’Adige verso la diga di Santa Caterina (alla formazione del canale Milani).
Scarti di vario genere che certo sono lì da tempo, senza un benevolo intervento di sgombero.
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi