Il teppismo vandalico non risparmia nemmeno lo spazio esterno alla chiesa di Santa Toscana (un tempo denominata del Santo Sepolcro) a Veronetta, in piazza XVI Ottobre, a pochi passi da Porta Vescovo. I trascorsi storici dell’edificio sacro, sede della delegazione scaligera dell’Ordine dei Cavalieri di Malta (o Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, organismo religioso cavalleresco con intenti assistenziali, dipendente in veste canonica dal Vaticano), devono sopportare l’onta “moderna” di imbrattamenti incivili, con punte d’offesa e volgarità.
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Disegnacci e scritte su muri, portoni in legno, saracinesche hanno rovinato tratti frequentati tra la stessa piazza XVI Ottobre, salita XX Settembre, via Santa Toscana, discreditando quel che ancora sopravvive dell’alone popolare d’un tempo e già alle prese con una radicale e disordinata trasformazione multietnica.
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La chiesa connessa all’Ordine di Malta e dedicata a Santa Toscana (Toscana de’ Crescenti, Zevio, 1280 circa – Verona, 14 luglio 1343/1344, vedova votata ad accudire i poveri entrando come conversa nell’Ordine gerosolimitano, con sue spoglie venerate nella cappella omonima), sorse inizialmente con intitolazione al Santo Sepolcro attorno alla metà dell’XI secolo (per poi essere ampliata e completata nel XV secolo), nelle adiacenze d’un ospedale tenuto dai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme (giovanniti o gerosolimitani) che assistevano i cavalieri delle crociate senza dimenticare le cure agli ammalati veronesi.
Fungeva da cappella per il cimitero del convento dei monaci benedettini di San Nazaro, collocato nelle vicinanze, il cui abate, nel 1178, la concesse in locazione ai Cavalieri Ospitalieri. Da allora e fino alle soppressioni napoleoniche (nello specifico, il decreto del 25 aprile 1806 che la abolì) la struttura religiosa divenne competenza del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine. Il 6 dicembre 1806, in ogni caso, fu riaperta al culto e dichiarata rettoria soggetta alla parrocchia dei SS. Nazaro e Celso.
Ubicata sulla Via Postumia, assunse un ruolo di ristoro e riposo per i pellegrini che, dal nord Europa, transitavano in direzione della Terra Santa.
Trovò consacrazione solo nel 1489 e, dopo che nel 1524 si trovò citato in una visita pastorale il nuovo nome (da Santo Sepolcro a Santa Toscana), il 17 giugno 1713 fu ripetuto l’atto liturgico da parte del vescovo di Verona, Giovanni Francesco Barbarigo, per lo spargimento di sangue al suo interno compiuto da alcuni soldati.
Santa Toscana, nella Seconda guerra mondiale, venne danneggiata nel corso del bombardamento aereo effettuato dagli inglesi della Raf (Royal Air Force) nel notte del 10 ottobre 1944. Una bomba esplose nella navata centrale con lesioni che ebbero ripristino al termine del conflitto. Ulteriori e definitivi restauri e rinnovi, fatti compiere tra il 1964 ed il 1965 dall’Ordine dei Cavalieri di Malta, ne hanno determinato assetto e conservazione attuali.
L’interno della chiesa custodisce molte opere importanti: come il gruppo scultoreo (otto statue lignee) “Compianto sul Cristo morto” dell’intagliatore Giovanni Zebellana (realizzate nel periodo 1485-1502), gli affreschi raffiguranti l’“Annunciazione” ed il “Padre eterno” (di Giuseppe Zancolli, 1932, autore anche dell’affresco superstite di due nelle lunette del presbiterio, “Resurrezione di Cristo con le tre Marie al sepolcro”), una “Crocifissione” ed una “Crocifissione con la Vergine e la Maddalena” (ambedue del XVI secolo), il trittico “Santa Toscana tra San Giovanni Battista e San Pietro” (di Liberale da Verona, del XVI secolo). Capolavori d’arte e magnetismi evocativi ben protetti dal degrado scurrile che, purtroppo, imperversa all’esterno…
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi