Una “sorpresa” inaspettata, non solo per gli ambientalisti più duri e puri ma anche per i frequentatori (propensi a sudate tutta-salute in mountain bike, di corsa od a passeggiate per scopi didattico-naturalistici o semplicemente distensivi) del Parco dell’Adige Sud, dalla “porta d’ingresso” in località Boschetto, in fondo a lungadige Galtarossa, nei paraggi del ponte della Ferrovia e del Nuovo Circolo Ippico Scaligero verso Bosco Buri, nella frazione di San Michele Extra od addirittura in direzione di Zevio, ben oltre.
Nel tratto di riva del fiume Adige tra il ponte ferroviario ed il parcheggio antistante il Circolo sono stati tagliati alla base molti alberi accatastati a parte ed i cui tronchi-moncherini, ora, pongono rammarico e domande. Chi e perché ha eseguito quell’operazione di sgombero radicale? E, soprattutto, era autorizzato o doveva obbedire a qualche ipotetica regola di disboscamento?
















Gli interrogativi non sono banali nonostante i “taglialegna” abbiano lasciato ceppo e radici (che garantiscono la tenuta del terreno). L’area boschiva di sponda, infatti, costituisce l’habitat abituale di anatidi, oltre che essere elemento di polmone verde per quella porzione di Verona.
La scarsità di portata d’acqua dell’Adige ha allargato la secca al centro del letto diventata un ampio isolotto tra lungadige Galtarossa, da una parte e le vie Stefano de Stefani e Bartolomeo Avesani, dall’altra. L’ecosistema della zona, alle prese con perdurante siccità e tagli dal punto di domanda, lamenta minacce da natura e uomo. Riuscirà a divincolarsi dalla stretta?
Servizio, foto e video di
Claudio Beccalossi