Lascia perplessi constatare il parziale degrado della dedica sulla lapide apposta in via Ponte Nuovo 10, sulla facciata della casa, cioè, dove, il 3 dicembre 1872, nacque il poeta dialettale e giornalista Berto Barbarani (Roberto Tiberio Barbarani).


I versi della parte superiore sono ormai illeggibili e si fa fatica ad interpretare correttamente anche le diciture sotto su cui campeggiano bene ancora, solenni, nome e cognome del componente della veronesissima triade della cultura, assieme a Renato Simoni (giornalista, critico teatrale, commediografo, librettista, poeta, sceneggiatore e regista, Verona, 5 settembre 1875 – Milano, 5 luglio 1952) e ad Angelo Dall’Oca Bianca (pittore, Verona, 31 marzo 1858 – Verona, 18 maggio 1942).
In tempi di rispetto e sensibilità migliori, la lastra marmorea consentiva di leggere, nella porzione soprastante, alcuni versi della poesia “Quà, dove l’Àdese”, tratta da “I due canzonieri – II canzoniere – Libro Quinto – Le adesine” di Barbarani: Quà, dove l’Àdese, sensa fermarse / rompe nei ponti la so canson, / stao atento ai versi che pol negarse, / li tiro a riva, col me baston… / Li tegno al suto, li meto al caldo / parchè i renvegna, che i ciapa fià, / li mando a spasso sul Montebaldo / che li fa degni de sta çità.
Poi, le diciture BERTO BARBARANI / IN QUESTA CASA NATO IL 3 DICEMBRE 1872 / ALLA VITA MORTALE / ALLA POESIA IMMORTALE. La data sotto a destra, visivamente impossibile da interpretare, viene citata da alcune fonti (http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=2844 e https://www.turismoletterario.com/destinazioni/verona/) come “27 gennaio 1932”. Il giorno ed il mese forse sono corretti (perché fanno riferimento alla morte del poeta, avvenuta appunto il 27 gennaio 1945, in una Verona sottoposta a duri bombardamenti alleati) ma non certo l’anno, considerato che nel 1932 era ancora vivo. Probabilmente, la data in calce corrisponde ad un anniversario della scomparsa, indecifrabile per le pessime condizioni dell’epigrafe.



In ogni caso, è vergognosa la condizione d’incuria della targa commemorativa d’un Grande della poesia in vernacolo veronese che riposa nel Pantheon Ingenio Claris del Cimitero monumentale scaligero. Un intervento di restauro conservativo non può che essere l’ovvia e dovuta risposta istituzionale.
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi