Tracciare in poche parole il profilo di una persona è compito quasi impossibile. Se quell’uomo è Enrico Berlinguer la missione diventa titanica.
Nato a Sassari nel 1922, si iscrisse al PCI sardo nel 1943. Attivo nella resistenza locale, è stato segretario della federazione giovanile dei comunisti e poi responsabile esteri. Dal 1972, e sino alla morte (11 giugno 1984), fu segretario del partito.
È stato uomo di parte, ma capace di godere della stima incondizionata di tutte le forze politiche nazionali. Fu autore del compromesso storico e delle convergenze parallele insieme al compianto Aldo Moro. È stato, poi, il principale portavoce dell’Euro-Comunismo, in contrasto con la linea ufficiale ed i comportamenti di Mosca …poté persino definirsi, senza creare scandalo, come più sicuro sotto l’ombrello della NATO, che sotto il Patto di Varsavia. Infine fu padre di quella “questione morale” da lui sollevata nel lontano 1981, ma ancora attuale.
Il suo aspetto ieratico, la sua prematura scomparsa (a 62 anni), la considerazione di cui godeva (persino Almirante rese omaggio alla sua salma) e il modo in cui spirò (ictus durante un comizio a Padova con le immagini televisive del travaglio che fecero il giro del mondo) lo hanno reso figura quasi fuori dal tempo.
Cosa aggiungere, quindi, per ricordare un politico così tanto attuale, non divisivo e lungimirante a quarant’anni dalla sua scomparsa?
Forse rimangono le sue espressioni sull’occupazione dello stato da parte dei partiti e delle loro correnti (vedasi “la questione morale”), contro le macchine di potere e di clientela, prive di ideali, senza sentimento e passione civile. (cfr intervista di Eugenio Scalfari per La Repubblica, 28 luglio 1981)
Forse non dimenticheremo le sue ultime parole: Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati e siamo, è possibile conquistare nuovi e più vasti consensi alle nostre liste, alla nostra causa, che è la causa della pace, della libertà, del lavoro, del progresso della nostra civiltà! (cfr ultimo discorso del 7 giugno 1984)
Forse, semplicemente, ognuno lo menzionerà pensando a quello che stava facendo in quel 11 giugno.
Il sottoscritto lo ricorderà con la frase di un anonimo operaio, padre dello scrivente, che con concretezza e semplicità amava ricordare che: “Sì, votavo Berlinguer. Sì, d’accordo, era comunista, ma contro il suo modo di comportarsi e di parlare, gli altri non avevano nessuna speranza e indipendentemente dall’argomento che trattava!” (ovviamente la frase é tradotta dal dialetto veronese!).
…e sembra ieri!
di Matteo Peretti