Dalla quasi retrocessione al desiderio di essere protagonista in Serie A. Il Verona è passato in due mesi dal mettere un piede in Serie B a capire che è arrivato il momento di cambiare passo e dare una svolta alla propria storia. Non sarà tra le squadre che lotteranno per un posto in Europa ma in casa gialloblu si vuole tornare a quanto di buono fatto quando sulla panchina del Bentegodi c’era Ivan Juric. La permanenza in Serie A dello scorso anno conquistata solo nella gara dei Playout contro lo Spezia ha fatto tremare le gambe a tutto l’ambiente, in una squadra che era partita con Cioffi, è passata per Bocchetti ed è finita con Zaffaroni. Perciò si è partiti dalle basi scegliendo un allenatore ideale per una squadra come il Verona, un allenatore che potesse dare una chiara impronta tattica, esperienza e la grinta giusta per affrontare il massimo campionato italiano con uno spirito di rinascita e voglia di lottare. Così ci si è rivolti a Marco Baroni, in scadenza di contratto con il Lecce e svincolato il primo luglio. Con i salentini Baroni aveva espresso un ottimo calcio, valorizzando tanti giovani e lavorando alla perfezione sui meccanismi di gioco della squadra, portando i giallorossi a compiere un campionato di livello e per alcuni tratti vicina anche alle posizioni di classifica nobili.
La tattica di Baroni
Marco Baroni ha iniziato la sua avventura a Verona portando avanti il suo credo tattico basato sul 4-3-3. Lo sviluppo della preparazione e un mercato non certo scoppiettante però non ha portato quel terzino sinistro che tanto sarebbe servito al tecnico fiorentino. Così, come si suol dire, Baroni ha fatto di necessità virtù adattandosi ai giocatori che aveva in rosa e modificando il suo stile di gioco da un classico 4-3-3 a un 3-4-2-1, modulo che garantisce copertura in fase difensiva e, se la transizione offensiva è abbastanza rapida da parte dei giocatori, anche una fase propositiva che porta diversi giocatori in attacco, con il contributo degli inserimenti dei centrocampisti. Ad aiutarlo in questa sfida ci sono alcuni giocatori, tra conferme ed esordi. Come il ballottaggio a destra tra Faraoni e Terracciano, il primo che ha regalato tante soddisfazioni ai tifosi gialloblù, il secondo di soli venti anni ma che si sta rivelando un giocatore dal futuro splendente. Al centro Hongla e Davidowicz garantiscono fisicità e buon possesso. Naturalmente nel caso in cui si riuscisse a trovare un’alternativa con gli stessi piedi di Veloso questo sarebbe il perno di centrocampo che distribuisce gioco e imposta l’azione. Con un centrocampo così equilibrato ma soprattutto denso di giocatori naturalmente il gioco si può sviluppare tanto sulle fasce laterali spingendosi in avanti alla ricerca del cross ma anche, come detto con un playmaker all’altezza, anche cercando il passaggio stretto per vie centrali e andare a sfruttare i due trequartisti. Gli appassionati di pronostici previsioni sul calcio, chi conosce il betting e cosa sono le scommesse sul gol o no-gol, attribuisce ai gialloblu buone probabilità che la squadra possa fare gol senza subirne tanti se posizionata in questa maniera compatta, sfruttando torri come Djuric e Folorunsho ed esaltando il centrocampo, come ha fatto lo scorso anno a Lecce, ad esempio, con Strefezza, centrocampista autore di 8 gol.