Condannati a morte da un “tribunale volante” militare e fucilati il 25 dicembre 1989
Bucarest (Romania), agosto 1992 – Arrivai nella capitale sul fiume Dâmbovita dopo un travagliato ed estenuante viaggio in auto da Verona attraverso Slovenia, Croazia ed Ungheria (dove, a Nagylak, al confine con la Romania, dovetti sorbirmi ben 27 ore di coda sotto il sole cocente, senz’acqua, servizi igienici, assistenza medica). Il conflitto allora in corso nell’ex Jugoslavia costrinse a drastiche deviazioni dagli usuali e più veloci itinerari, provocando quel “collo di bottiglia” nei pressi della demarcazione tra Ungheria e Romania.
Prima della mia partenza ebbi una soffiata giornalistica riguardo al luogo della presumibile sepoltura dei corpi del leader destituito dalla rivoluzione Nicolae Ceauşescu e della moglie Elena Lenuţa Petrescu, fucilati il 25 dicembre 1989 a Târgovişte, dopo uno sbrigativo e discutibile “processo” tenuto da un “tribunale volante” militare. Furono accusati di genocidio, crimini contro il popolo, attacco armato verso la popolazione ed il potere dello Stato, appropriazione indebita, distruzione di edifici, di istituti statali e dell’economia nazionale e chi più ne ebbe più ne mise…
Per accertare la veridicità o meno della dritta e non essendo mai stato nel quartiere di Ghencea, a Bucarest, chiesi di portami in quel luogo a dei conoscenti che mi ospitavano, abitanti in Bulevardul Gǎrii Obor/Viale della Stazione Obor (di fronte,appunto, alla Gara Obor/Stazione Obor o Gara de Est).
Ghencea è la “tana” della celebre squadra di calcio Fotball Club FCSB, denominata fino al 2014 Fotbal Club Steaua Bucureşti con relativo Stadio Steaua (Stadio Ghencea), abituale luogo di allenamenti e partite, demolito nell’agosto 2018 per far spazio ad un omonimo stadio terminato nel 2021. Ghencea costituisce pure il “quartier generale” della squadra Rugby Club Steaua Bucureşti (CSA Steaua Bucureşti), appartenente alla società polisportiva romena Clubul Sportiv al Armatei (Club sportivo dell’Esercito) Steaua Bucureşti.
E, ancora, a Ghencea è ubicato un cimitero diviso in due sezioni, l’una per i civili e l’altra per i militari (caduti nella Prima e nella Seconda delle guerre mondiali). Un ambito denominato “Cimitero militare italiano” accoglie a stragrande maggioranza morti della Prima guerra mondiale appartenenti alla Divisione Italiana che, inserita nell’Armata alleata, prese parte all’offensiva sul fronte macedone nel settembre 1918. Il sacrario custodisce anche i resti di deceduti nel corso degli spostamenti per il e dal fronte russo nel Secondo conflitto mondiale.
Ed è nella parte assegnata alle sepolture civili che, mollato sul posto e tramite persone loquaci presenti, riuscii a rintracciare (facendo poi foto diventate oggi documenti di storia contemporanea), tra file ai lati d’un vialetto interno, le anonime, squallide e separate tombe a terra (l’una a sinistra e l’altra a destra del vialetto) di Nicolae ed Elena, lì inumate in fretta e furia dopo le loro esecuzioni nemmeno tre anni prima.
Lo spoglio tumulo di Nicolae era adornato di fiori e candele in più rispetto a quello di Elena, portati certo da qualche nostalgico.
Per la moglie, invece, scarsa pietà e cura negata dalle erbacce, conferme dell’astio ancora fresco per quella che venne considerata l’autentica e perfida eminenza grigia del regime. Non individuai nessun segno identificativo o religioso sopra od attorno alla terra rialzata che ricopriva le bare.
Sic transit gloria mundi (“così passa la gloria del mondo”) dissi fra me e me, ripensando al culto della personalità della coppia ed allo sfarzo in cui i due vissero, con figli altrettanto sfacciati nell’autoritarismo e nella strafottenza anche più stupidi, a dispetto della miseria generalizzata della Romania.
La megalomania fuori controllo di Nicolae ed Elena non si sfogò solo con poteri e beni materiali ma pure con titoli autocelebrativi tra cui Conducǎtor (Guida, allargabile a Condottiero, Duce) il primo, Mama patriei (Madre della Patria) la seconda.
Nicolae Ceauşescu (Scorniceşti, 26 gennaio 1918) ed Elena Lenuţa Petrescu (Petreşti, 7 gennaio 1916) ebbero tre figli: l’adottato e fisico nucleare Valentin (Bucarest, 17 febbraio 1948), la dotata matematica ma con qualche retroterra di eccessi Zoia (Bucarest, 28 febbraio/1° marzo 1949 – Bucarest, 20 novembre 2006) ed il vizioso, arrogante dilapidatore di soldi pubblici Nicu (Bucarest, 1° settembre 1951 – Vienna, 26 settembre 1996), quest’ultimo sepolto nello stesso cimitero dei genitori.
Valentin e Zoia non furono mai convinti della reale presenza dei resti dei loro genitori nei feretri sepolti a Ghencea ed avviarono un lungo iter per chiederne l’esumazione e l’accertamento legale. Nel luglio 2010 (con Zoia già scomparsa) venne finalmente effettuata la rilevazione che portò alla conferma delle loro identità.
Dopo la rivoluzione di dicembre 1989 il titolo attribuito ad Elena Ceauşescu di membro dell’Academia Română (Accademia Romena) è stato ritirato post-mortem dall’istituzione culturale fondata in Romania il 1° aprile 1866, col nome di Societatea Literara Româna (Società letteraria romena), per iniziativa di Constantin Alexandru Rosetti (Bucarest, 2 giugno 1816 – Bucarest, 8 aprile 1885, politico, giornalista e scrittore), con sede a Bucarest e composta da 181 membri eletti a vita.
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi
© Riproduzione riservata