Rimane inascoltato l’appello di Cittadinanza Attiva VR #VERONARIPULIAMOCI scritto su un paio di fogli appesi alle reti di recinzione ai lati del cancello d’entrata (chiuso da tempo) ad una cava in strada Le Grazie, che dai pressi del Policlinico di Borgo Roma sbuca in via Ca’ di Aprili, a Ca’ di David: “Attenzione divieto di scarico. Questa area è pulita e vigilata da Cittadinanza Attiva VR. È vietato l’abbandono di rifiuti di ogni genere! Aiutateci a mantenere pulito il nostro ambiente”.
Inascoltato perché, quasi (se non proprio) a dispetto dell’esortazione, i soliti incivili scaricano comunque detriti e materiale edilizio di scarto, magari contenenti anche amianto causa di gravi patologie (asbestosi, tumori della pleura, carcinomi polmonari).
In quello stesso luogo, nella notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio 2002, venne ucciso a colpi di rivoltella calibro 7,65 Pantaleone (Leo) Laratta, 29 anni, piccolo imprenditore edile coinvolto in passato in indagini per rapina e trasferitosi, da circa tre anni, da Papanice (Crotone) a Verona. L’ammazzato ed il presunto assassino (un albanese) si sarebbero incontrati per la compravendita di due pistole semiautomatiche (calibro, appunto, 7,65) dalla cifra stabilita in 1.350 euro. Qualcosa nella trattativa probabilmente andò storto ed un cameriere che rientrava dal lavorò s’accorse dell’auto Volkswagen Golf a margine della carreggiata, ferma con i fari accesi e la portiera lato guida aperta. Arrestata la marcia, l’uomo scese e s’avvicinò scoprendo il cadavere di Laratta insanguinato.
Oggi, sotto fiori di plastica stinti, una targa dimenticata seminascosta dalla vegetazione ricorda la vittima di quel delitto: “Leo Laratta 17.9.1972 1.5.2002. Senza fortezza d’animo non si può compiere niente che valga la pena di essere ricordato. Eri la nostra forza e lo resterai per sempre. A ricordo. I tuoi cari”. Verona noir…
Claudio Beccalossi