Funzioni di collegamento tra le due rive e d’argine e di deviazione delle acque dell’Adige
Un progetto necessario realizzato tra il 1920 ed il 1923 dall’ing. Gaetano Rubinelli
Chievo (Verona) – Un marchingegno polifunzionale in calcestruzzo armato ed acciaio. Il ponte diga di Chievo (in dialetto veronese, la diga del Ceo), frazione ormai assorbita dalla città, assolve sia compiti di collegamento (pedonale o su due ruote) tra i due bordi del fiume Adige che di sbarramento e deviazione del corso d’acqua. Blocco utile, soprattutto, per elevare il livello consentendo l’aumento dell’immissione nel vicino canale industriale Camuzzoni (progettato dall’ingegnere Enrico Carli, terminato nel 1885 e dedicato al promotore dell’opera, appunto Giulio Camuzzoni – Verona, 20 agosto 1816 – Verona, 7 aprile 1897 – , senatore del Regno d’Italia, avvocato e sindaco di Verona per 16 anni, dal 1867 al 1883).
Il canale si rese dapprima necessario per preservare da piene ed inondazioni dell’Adige (frequenti e spesso devastanti, come quella del settembre 1882) e, poi (dopo l’annessione al Regno d’Italia nel 1866 che pose fine al giogo austriaco ed alle priorità per Verona di fungere da “servitù militare”, con conseguente tappo a sviluppi economico-industriali), per alimentare le centrali idroelettriche e gli stabilimenti che stavano sorgendo in Basso Acquar, allora zona industriale in sviluppo alla periferia sud della città.
Il ponte diga fu costruito tra gennaio 1920 ed inaugurato il 29 marzo 1923 in un ambito particolarmente suggestivo del fiume. Le varie fasi dell’edificazione furono scandite dal fotografo Gustavo Alfredo Bressanini, titolare d’uno studio fondato dal padre Emilio.
Una targa in marmo, posta sulla spalla che dà su lungadige Attiraglio, ricorda chi realizzò l’opera: “In memoria dell’ing. Gaetano Rubinelli 1886 – 1971 progettista e direttore dei lavori di questa diga e di molte opere idrauliche e idroelettriche per il canale Camuzzoni che diedero l’energia alla città ed alle industrie di Verona. Verona… dicembre…”.
La lapide non consente più di leggere giorno ed anno, cancellati dal tempo (anche se molto relativo) e qualche parola del testo appare ormai consunta, bisognosa d’un banale ed economico restauro che non è stato eseguito nemmeno in occasione del centenario d’edificazione della struttura. Sterile avarizia o disattenzione istituzionale?
Almeno l’anno (2006) s’intravede nella foto dell’epigrafe riportata sul sito www.rubinellivajol.it (via Paladon 31 – 37029 S. Pietro in Cariano, Verona) dove, ne “La storia”, viene ricordato: “Gaetano Rubinelli è il capostipite della famiglia Rubinelli, che vive da sempre in Valpolicella. Dopo aver progettato e costruito la diga del Chievo sul fiume Adige, che fornì energia elettrica alle industrie di Verona nel primo Novecento, acquistò la campagna del Vajol, per la sua perfetta conformazione a conca, situata esattamente nel cuore della Valpolicella storica. Nel corso degli anni si concretizza la volontà della famiglia Rubinelli di produrre un cru del Vajol in cui possa esprimersi compiutamente l’eccellenza del prodotto di questa terra: uva di altissima qualità, frutto di un’ideale esposizione al sole e di un perfetto appassimento nel clima ventilato e temperato della Conca del Vajol”.
Numerose foto d’epoca e di famiglia sono vedibili pure su www.rubinelli.it (“sito della famiglia Rubinelli di Verona”).
L’attraversamento dell’Adige fu eretto in 8 arcate (dall’apertura pari a 12,50 m) di cui una dotata di conca, ad un’estremità, che, regolando il livello dell’acqua, permetteva la navigazione, possibilità di comunicazione e trasporto in vigore all’epoca. Attraverso quella conca di navigazione transitarono, in origine, le imbarcazioni costruite a Pescantina, in Valpolicella e vendute ai pescatori della laguna veneziana. Lunga 114 m, la struttura è quasi del tutto ricoperta di mattoni rossi, a parte la base delle pile ed il profilo inferiore delle arcate (in pietra bianca). Il suo assetto globale venne riattato nel dicembre 1993.
Il manufatto trovò realizzazione grazie ai finanziamenti d’un consorzio tra Comune di Verona, Cartiere “Fedrigoni”, Mulini “Consolaro” e Cotonificio Veneziano che più utilizzavano l’energia elettrica prodotta dalle centrali. Coinvolto in bombardamenti alleati dapprima (in quanto vicino ai collegamenti ferroviario e stradale da Verona verso il Brennero, alla stazione di Parona, alla centrale elettrica di Chievo), il transito sul fiume ebbe un parziale colpo di grazia da parte dei genieri della Wehrmacht, nella sera del 25 aprile 1945, quando vennero fatti saltare in aria in successione (con esiti distruttivi vari) i ponti veronesi sull’Adige per consentire la manovra di ripiego degli occupanti tedeschi dalle avanguardie americane.
Risultarono abbattute le quattro arcate di sinistra, con danni probabilmente attribuibili, come concausa, ad una precedente incursione aerea dell’Usaaf (United States Army Air Force).
Il ponte diga venne ricostruito nel 1946, nel fedele rispetto dell’impresa portata a termine da Gaetano Rubinelli (Verona, 25 ottobre 1886 – Verona, 17 febbraio 1971). Personaggio al quale la città di Verona, come da deliberazione della Giunta comunale di Verona del 20 dicembre 2006, ha intitolato l’ultimo tratto di pista ciclabile che, a Chievo, si congiunge con la sua “creatura”. E sempre personaggio a cui Andrea Girardi ha dedicato la sua tesi di laurea (“La figura di Gaetano Rubinelli: un ingegnere della borghesia veronese negli Anni ’20 e ’30”) nell’anno accademico 2008-2009 (Università degli Studi di Verona, Facoltà di Economia, Corso di laurea specialistica in Economia e Legislazione d’impresa, Dipartimento di Economie Società Istituzioni).
Il Siusa (Sistema informativo unificato per le soprintendenze archivistiche) cita il “fondo Gaetano Rubinelli”, con estremi cronologici tra il 1911 ed il 1987 (con l’anno 1987 che fa riferimento al quaderno di Giovanni Battista Rubinelli con appunti contabili, 1976-1987). La relativa scheda riporta dati essenziali sulla sua consistenza: “Storia archivistica. Il fondo Gaetano Rubinelli, depositato dagli eredi presso il Consorzio Canale Camuzzoni, documenta l’impegno dell’ingegnere sia in qualità di dirigente consortile sia come ingegnere libero professionista. (…) Descrizione. Comprende consulenze tecniche prevalentemente relative agli anni Venti e Trenta, il progetto elaborato da Rubinelli per un canale Mincio-Verona, elaborati di progetto relativi a interventi di ristrutturazione o di ammodernamento di impianti, progetti diversi in materia di ponti e di ingegneria idraulica, lettere di addebito e accredito, fatture, documenti riferibili alla gestione consorziale del figlio Giovanni Battista Rubinelli (1964-1975). (…) Il Consorzio Canale Camuzzoni nasce nel 1898 per sfruttare ad uso industriale l’acqua del canale. Lo scopo del Consorzio è principalmente di garantire il servizio tecnico con finalità di gestione ed ottimizzazione della risorsa idraulica. Del consorzio fanno parte, sin dalle origini, il Comune di Verona e le industrie utenti della forza motrice prodotta dal canale: nella sua composizione iniziale, dunque, i rappresentanti del Cotonificio Veronese di Pasquale Crespi, delle cartiere Fedrigoni & c., del cartonificio Albano Franchini, dei molini Consolaro, dell’officina-fonderia Falceri e Busato. Oggi il Consorzio è società controllata al 75 % da AGSM e per il 25 % dalle cartiere Fedrigoni. Non esiste un vero servizio archivistico; in seguito all’ordinamento e all’inventariazione completa di tutto l’archivio, da cui è scaturita la distinzione tra l’archivio consortile e il fondo Rubinelli, l’archivio è accessibile agli interni del consorzio e per gli esterni è possibile consultare i documenti solo dietro motivata richiesta”.
Il Siusa traccia anche una sintetica biografia dell’ing. Rubinelli. “Dopo aver frequentato il Seminario vescovile di Verona, segue le orme del padre, ingegnere del Genio civile di Adria, iscrivendosi all’Istituto Tecnico Superiore di Milano dove è proclamato ingegnere industriale il 17 settembre 1910. L’anno seguente entra alle dipendenze del Consorzio Canale Camuzzoni in qualità di segretario, carica esercitata fino al 1964. La lunga attività presso il Consorzio ebbe una sola interruzione, tra il 1916 e il 1919, quando Rubinelli viene arruolato come ufficiale del Genio pontieri. Al suo rientro dal fronte riprende regolarmente servizio dapprima come segretario e, dal 1920, come ingegnere consortile. Collabora con il Comune di Verona in qualità di membro di commissioni comunali e come ingegnere straordinario dell’ufficio tecnico. Nel 1925 si iscrive al Collegio degli Ingegneri della Provincia di Verona e tra il 1920 e 1927 è tra i protagonisti del dibattito sullo sfruttamento del Medio Adige. Nei primi anni Trenta ricopre numerosi incarichi, divenendo membro della Consulta dell’Associazione Fascista della Proprietà Edilizia nonché consulente tecnico e consigliere dell’Ente Autonomo per le Fiere di Verona tra il 1932 e 1938. Nei periodi 1929-34 e 1936-46 ricopre la carica di consigliere di amministrazione della Banca Mutua Popolare di Verona”.
Il ponte diga di Chievo, piazzato in un contesto ambientale offeso solo da eventuali, episodiche inondazioni del passato (come quella del novembre 1966, tenuta a freno proprio dal provvidenziale sbarramento che evitò gravi ripercussioni a Verona) costituisce un interessante spaccato di storia, tecnica ed architettura scaligere che non dovrebbe essere relegato in itinerari turistici cosiddetti minori o di semplice contorno ad altri più celebrati…
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi