In via Mantovana, lasciata l’ultima propaggine del quartiere Santa Lucia in direzione di Madonna di Dossobuono, si può scorgere, sulla sinistra, una colonnina con circonferenza marmorea di base che emerge impettita dall’asfalto, accanto ad una sintetica ma esauriente tabella esplicativa.
Costituisce un retaggio tangibile “esclusivo” dell’antica Via Postumia (o Postumia Strata), itinerario consolare romano che collegava, per finalità dapprima militari poi pure commerciali, Aquileia (ed il porto del mar Adriatico) a Genova (con i mari Ligure e Tirreno).
Un tragitto strategico attraverso i territori della Gallia Cisalpina (l’attuale pianura Padana ).
La connessione più vetusta del nord Italia venne completata nel 148 a. C., su uno dei principali assi della centuriazione e dell’urbanistica del tempo (il decumano massimo, il decumanus maximus) dove vi crebbe attorno Verona romana.
La realizzazione della Via fu dovuta al console Spurio Postumio Albino Magno (Spurius Postumius Albinus Magno).
Il manufatto a forma cilindrica, preservato e valorizzato egregiamente a margine di via Mantovana, è in biancone rastremato, cioè con forma ridotta progressivamente dalla parte inferiore a quella superiore.
L’indicazione lapidea è alta 2,4 metri ed in origine s’alzava di circa 2 metri dal piano d’interramento.
Si trova a 4 miglia romane (nella misurazione dell’ antichità romana un miglio equivaleva a mille passi, quindi a circa 1.480 metri) da piazza Erbe (il foro romano).
Si tratta, inoltre, del solo reperto del genere nel Veronese ancora presente nell’ubicazione primaria.
Elemento del patrimonio storico locale più che bimillenario, è da vedere, magari immaginando il suo viaggio tra secoli e vicissitudini.
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi