Uomo della provvidenza, costruttore della speranza, fiero servitore dello Stato, persona capace di pensare alle prossime generazioni, questi sono solo alcuni degli epiteti con cui è stato, e viene ancora oggi definito, Alcide De Gasperi, ultimo Presidente del Consiglio dell’Italia dei Savoia, e primo della Repubblica.
Nato in provincia di Trento durante la dominazione austriaca, sarà deputato sia per gli Asburgo (1911-1918), che per l’Italia pre (sino al 1929) e post-fascista. Arrestato dal regime, iniziò a costruire, dopo il 1943, un movimento politico cristiano erede del Partito Popolare, la DC. Nonostante fosse un autentico anti-comunista, formò come premier i primi governi di unità nazionale con PSI e PCI necessari per far partire la ricostruzione. Gestì l’esito del referendum costituzionale e, con estrema dignità, portò avanti le trattative di pace nella Conferenza di Parigi dove fu accolto come rappresentante di una nazione sconfitta. Celebri le sue parole del 10 agosto 1946: “prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”. Dopo le elezioni del 1948 rimase capo dell’esecutivo estromettendo le forze di sinistra, e questo forse per poter negoziare, da una posizione di maggior forza, con Washington nuovi prestiti americani. Convinto atlantista ed europeista, farà, poi, dell’Italia un membro fondatore della NATO e della futura UE. Fervente cattolico, ma pure chiaro anti-fascista, rifiutò di approvare una coalizione della DC con le destre neo-fasciste e monarchiche per le elezioni comunali di Roma del 1952. Questo creò un incidente diplomatico con il Vaticano (sostenitore dell’intesa) e con il Papa che si rifiutò di incontrarlo in occasione dei suoi trent’anni di matrimonio. Nel 1953 provò a formare il suo ultimo governo, ma, clamorosamente, non ottenne la fiducia delle Camere. Si dimise subito dopo. Solo un anno dopo, il 19 agosto 1954, morì nella sua Borgo Valsugana.
Tentare di riassumere la vita di De Gasperi è opera che meriterebbe libri, e non limitati articoli di modesti redattori come quelli scritti dal sottoscritto. Qui si è tentato di dare un limitato contributo al ricordo di questa maestosa figura, vero gigante rispetto al panorama politico attuale.
La chiosa di questo pezzo non può che essere che con le ultime frasi dello statista, fatte di parole piene di speranza, ma, anche, al tempo stesso, chiaro monito per tutti (e ancora oggi attuali a settant’anni di distanza!).
“Adesso ho fatto tutto ciò ch’era in mio potere, la mia coscienza è in pace. Vedi, il Signore ti fa lavorare, ti permette di fare progetti, ti dà energia e vita. Poi, quando credi di essere necessario e indispensabile, ti toglie tutto improvvisamente. Ti fa capire che sei soltanto utile, ti dice: ora basta, puoi andare. E tu non vuoi, vorresti presentarti al di là, col tuo compito ben finito e preciso. La nostra piccola mente umana non si rassegna a lasciare ad altri l’oggetto della propria passione incompiuto.”
di Matteo Peretti