La Nike decide di osare e di puntare sulla diversità: per la prima volta nel negozio di Oxford Street a Londra tra i manichini “normo-size” spuntano quelli over-size e paralimpici, a volerci dire più forte che mai che lo sport è di tutti e per tutti.
Nel nuovo reparto sportivo di Oxford Street dedicato alla donna è possibile trovare capi che vanno dalla X alla 3X, tutti capi che fanno parte della campagna che Nike aveva già lanciato nel 2017
promossa, tra le altre, dalla lanciatrice di martello Amanda Bingson.
Nike vuole quindi ispirare. Vuole che le atlete, tutte, di qualsiasi forma fisica, prendano confidenza con l’idea che qualsiasi corpo può permettersi un abbigliamento sportivo, che tutte possono celebrare lo sport che preferiscono, che sia il calcio, l’atletica e altro, proprio in un’era di profondo
cambiamento per lo sport femminile, nella quale la forbice del gender gap è sempre meno ampia.
Vuole aiutarci a cambiare il modo di vedere lo sport e, soprattutto, le sportive: finché vedere una ragazza over-size correre per strada ci farà ancora girare la testa per guardarla, come se avessimo visto qualcosa di strano, di “fuori dal normale”, vuol dire che la strada da fare è ancora tanta e, forse, un solo manichino in un solo negozio della Nike è troppo poco.
Ma badiamo bene al concetto di over-size. La prima cosa da chiederci è: l’over-size Nike è sano? Secondo la giornalista di Telegraph, Tanya Gold, il manichino esposto in vetrina dalla Nike no, non è sano ed essa si è scagliata duramente contro le forme da questo rappresentato: “Il nuovo manichino
della Nike non è una taglia 12, che è sana, e nemmeno una 16 – un po’ troppo in carne, sì, ma non tanto da poter uccidere una donna. È immensa, gigantesca, è obesa e non si sta preparando per una corsa con lo sfavillante equipaggiamento della Nike; questa donna non può essere in grado di
correre”.
E il pensiero di Tanya ci guida in questa considerazione: la pericolosità del messaggio di Nike, che, nonostante gli intenti davvero positivi, rischia di promuovere un modello di vita non salutare, perché troppo lontano non tanto da canoni estetici, ma da canoni scientifici. Secondo il parere della scienza accreditata, infatti, il girovita di una donna perché possa considerarsi in salute non dovrebbe superare gli 88 centimetri di circonferenza, primo campanello d’allarme per
seri problemi cardiovascolari.
Il manichino della Nike supera di gran lunga questa misura, finendo per rappresentare il corpo di una donna che sfora i limiti del sovrappeso e che, gravemente malata di obesità, non può essere in grado di correre e di dedicarsi attivamente e in modo sano allo sport che più preferisce.
Il messaggio è oltremodo pericoloso perché rivolto a una gioventù, come quella dei giorni nostri, completamente deresponsabilizzata, il cui approccio alla vita è costantemente minimizzato e alla ricerca di scuse per “non fare” e, in questo caso, di scuse per non perseguire uno stile di vita sano “tanto ci pensa la Nike a ‘normalizzarmi’”.
E dopo generazioni e generazioni di bodyshaming, caratterizzate da modelle con corpi ingannevoli, dalle forme inesistenti nella vita reale, spesso frutto di mani esperte nel fotoritocco che hanno riempito vetrine, copertine, pubblicità e film, influenzando per lungo tempo la comune idea di bellezza dirottandola verso un modello di donna completamente fuorviante, siamo – sospirando di sollievo – finalmente giunti a messaggi e campagne bodypositive, nelle quali non importa che taglia hai, l’importante è che tu stia bene e che tu sia felice di te stessa.
Il bodypositive, però, non passa da un manichino gravemente malato di obesità che sembra dirti “tranquilla anche se ingrassi ancora comunque non importa che taglia hai”, ma passa attraverso la cura di sé stessi, attraverso l’accettazione di un cambiamento che in certi casi (gravi) è doveroso, ma che nulla ha a che fare con l’estetica. La dieta e il dimagrimento non ti fanno più bella. Le forme del manichino della Nike non ti fanno “bella lo stesso”. Qualche chilo in più o qualche chilo in meno ti rendono solamente più sana e nulla al mondo supererà la bellezza di una ragazza o di una donna che si diverte a praticare lo sport che le
piace, che si prende cura del proprio corpo e della propria alimentazione, che si piace, anche e soprattutto con qualche chilo in più.
E, quindi, ridimensionando il messaggio Nike, le forme del manichino e guardando a modelli fisici più vicini ad una realtà che ci vuole prima di tutto sane, alla prossima ragazza sovrappeso che guarderemo correre per strada dovremmo girarci indietro per sorriderle perché sarà la più bella che
vedremo quel giorno.
Chiara Aldegheri
Dottoressa in giurisprudenza