Sono dati record (in negativo) quelli che riguardano il livello del fiume ad Albaredo d’Adige. Il monitoraggio continuo da parte dell’Arpav (Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto) ha registrato nella stazione di competenza, il 25 aprile con elementi ancora non validati, addirittura un livello idrometrico -8.39 (https://wwwold.arpa.veneto.it/bollettini/meteo/h24/img23/MapLastIdro.htm?x=9647).
Una misura inquietante che va ad aggiungersi ad altre precedenti (il 24 aprile era -8.70), confermando il persistere della bassa portata d’acqua che sta assumendo connotati gravi e storici nello stesso tempo.
L’Adige a Legnago non sta meglio: nello stesso giorno ha raggiunto un altrettanto preoccupante -6.11.
La riduzione del bacino fluviale è ben visibile ai due lati del ponte della strada provinciale 19 “Ronchesana”, appena ad ovest del nucleo d’Albaredo d’Adige, dove l’ambiente ha ormai subito un radicale cambiamento, con l’emersione stabile di banchi sabbiosi, l’allargamento di rive asciutte ghiaiose ed il proliferare di vegetazione spontanea nell’ex letto.
La visione dal ponte permette non solo di constatare la riduzione dello scorrimento d’acqua nell’alveo ma pure d’appurare il degrado della riva lato Ronco all’Adige, con rifiuti di varia natura affiorati per la secca.
E non meno squallidi sono i disegnacci graffitari (purtroppo ormai di prammatica) sulla base della campata all’estremità opposta.
Camminare lungo l’argine parallelo alla periferia dell’abitato, poi, permette d’osservare da vicino la carcassa d’un attempato natante ferroso abbandonata ben lontana dall’acqua, mesto lascito di lontane attività estrattive (sabbia, ghiaia) e di trasporto fluviale. Il barcone-reperto è arrugginito ed invaso da floride piante cresciute al suo disastrato interno.
Il ponte a sei campate (tre ad arco di luce pari circa a 53 m ciascuna e tre a trave di luce di circa 23 m ognuna) pare proteggere quel ferrovecchio in disarmo diventato attrattiva curiosa. Si tratta della ricostruzione del precedente valico, obiettivo strategico tenuto sotto controllo militare dell’occupante nazista e bombardato in varie ondate, tra le ore 10 e le 14 del 23 aprile 1945, da aerei anglo-americani che provocarono una decina di vittime.
Lungo 230 metri, è stato costruito in calcestruzzo armato negli anni 1948 e 1949 ed ha avuto un’integrale ristrutturazione tra il 2001 ed il 2003.
Servizio, foto e video di
Claudio Beccalossi