Palazzo Bocca Trezza (acquisito dagli intestatari nel 1853 ed in precedenza, fino al 1837, palazzo Murari della Corte Brà, famiglia dei costruttori), un contenitore di tanto passato racchiuso tra le vie XX Settembre, San Nazaro ed i vicoli Terrà e Fontanelle San Nazaro, nel cuore di Veronetta. Si tratta d’un lascito testamentario vincolato della nobildonna Lavinia Trezza vedova Bocca (il marito Terenzio fu un generale piemontese, poi senatore del Regno d’Italia), scomparsa nel 1922, che dispose la donazione di palazzo e pertinenze al Comune di Verona con obblighi di mantenimento del decoro architettonico-artistico-culturale.
Palazzo Bocca Trezza da via XX Settembre
Palazzo Bocca Trezza da via San Nazaro
Purtroppo, nell’ultima decina d’anni languiva nell’abbandono (a parte il quieto giardino pubblico che dà su via XX Settembre) prima che venisse coinvolto in un progetto di riqualificazione annunciato dal vicesindaco ed assessore a Lavori pubblici ed Infrastrutture (oltre a Viabilità e Traffico, rapporti con il Consiglio e Programmazione approvvigionamenti) del Comune di Verona, Luca Zanotto, ancora nel settembre 2020, con ipotizzato inizio dei cantieri tra agosto e settembre 2021, previsione poi slittata. Il relativo bando per la gara d’affidamento delle attività di rivalorizzazione che riguardano non solo il palazzo Bocca Trezza ma pure altri edifici del nucleo, infatti, è scaduto il 5 gennaio scorso, con dieci operatori economici partecipanti la cui ammissibilità è ora al vaglio.
L’intervento di recupero dell’area di circa 4.350 mq fa parte del “Bando periferie” (Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 25 maggio 2016) ed è il secondo dei tre lotti di Veronetta coinvolti, destinato nello specifico ad uffici comunali ed a servizi sociali e di quartiere. Gli spazi di lavoro interessano il palazzo Bocca Trezza e l’edificio del 1933/1934 quale Casa del Giovane Fascista (ambedue deserti), oltre alle ex scuderie (concesso ad associazioni) ed il giardino, tuttora aperto e frequentato.
Il costo totale dei lavori è di 11.050.000 euro.
L’approccio di restauro in vista di nuove funzioni riguarda soprattutto il palazzo Bocca Trezza (che s’affaccia sia su via XX Settembre che su via San Nazaro) risalente alla seconda metà del XVI secolo, dalla tendenza classicheggiante, parzialmente modificato alla fine del XIX secolo, sede dal 1967 al 2009 dell’Istituto d’arte (dal 1953) “Napoleone Nani” (inizialmente “Scuola d’Arte Applicata alle Industrie”, costituita per Decreto del Ministero dell’Agricoltura, dell’Industria e del Commercio il 17 gennaio 1881 in alcuni locali del convento di Sant’Eufemia), prima del trasferimento in via delle Coste, nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Nuova. L’Istituto d’arte venne dedicato nel 1937 al primo direttore della “Scuola d’Arte”, Napoleone Nani (Venezia, 18 maggio 1841 – Venezia, 29 gennaio 1899), apprezzato pittore trasferitosi nel 1874 a Verona.
Il degrado conseguente allo spostamento delle attività didattiche ha messo in serio rischio, nel palazzo Bocca Trezza, i notevoli affreschi e decorazioni interni ed i i fregi nel sottogronda. Nelle sale, infatti, sembrano auto preservarsi quasi per…miracolo soffitti decorati con stucchi del XVI secolo, soggetti mitologici e paesaggi, voluminosi camini intarsiati da Bartolomeo Ridolfi (che lavorò con Andrea Palladio, Michele Sanmicheli, Paolo Caliari, Domenico Brusasorzi ed altri).
Sul lato che dà su via San Nazaro gli affreschi sul sottogronda sono opera di Giovanni Battista Del Moro mentre i monocromi degli Amori di Venere e Adone nel portico centrale a terra si devono a Paolo Farinati. Un fregio sottogronda affacciato al giardino presenta busti di imperatori romani con soldati e schiavi realizzati da Anselmo Canerio (o Canera o Canneri) e grottesche con scene e figure in una delle sale a pianoterra hanno paternità nel pittore Bernardino India, firma pure del maestoso fregio del Trionfo di Mario sui Cimbri nel salone centrale.
L’edificio all’angolo tra le vie XX Settembre e Fontanelle San Nazaro, a sua volta, ha le caratteristiche dell’architettura del periodo fascista. Il suo prospetto principale rivolto al giardino, al centro del timpano spezzato della bifora, mostra un bassorilievo rappresentante l’aquila romana che stringe tra gli artigli l’anno di costruzione/inaugurazione: AXII, cioè anno dodicesimo della cosiddetta Era Fascista (E.F.,iniziata cronologicamente con la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922).
La placca su cui s’agguanta l’aquila è all’interno d’un libro dischiuso, con due sculture di moschetti ai lati. Si tratta d’un riferimento simbologico ad un celebre detto della propaganda fascista: “Libro e moschetto, fascista perfetto”. L’allegoria poi, ricorda il distintivo della Milizia Universitaria formata proprio da un’aquila ad ali spiegate che ghermisce un moschetto su un libro aperto. Cose da… Casa del Giovane Fascista…
Inoltre, la struttura presenta, in alto d’una facciata laterale, il leone della Repubblica di San Marco con un’epigrafe sottostante: “Al nuovo sol rugge e a’ pericoli novi il vecchio leon veneto” (da “Cadore”, in “Rime e ritmi” di Giosuè Carducci).

Non viene menzionata in resoconti storico-descrittivi, invece, l’incisione lungo il bordo della vasca della suggestiva fontana (asciutta) nel giardino pubblico con entrata da via XX Settembre: “Il Comitato Madonna Verona alla Federazione dei Fasci di combattimento Anno XII”.
Il nuovo riassetto del complesso (forse) dietro l’angolo rispetterà anche questi reperti “scomodi” della storia comunque?
Claudio Beccalossi