Ha fatto di necessità virtù chi ha scelto, non si sa per quanto tempo, un illustre ambito architettonico come il Cortile del Tribunale (o Palazzo di Cansignorio od ancora Palazzo del Capitanio, edificato attorno al 1363), negli immediati pressi delle piazze Erbe e dei Signori, per sistemarsi tranquillamente da senza-fissa-dimora.
A parte gli inevitabili spifferi ed il freddo d’autunno inoltrato, lo spazio che la signora ha occupato con le sue povere cose da errabonda è, per assurdo, quasi invidiabile: per “tetto” il porticato plurisecolare e per “compagnia” il busto bronzeo, con mensola marmorea su marmo bianco, di Felice Cavallotti (Felice Carlo Emanuele, politico, giornalista, drammaturgo, poeta e patriota risorgimentale e garibaldino, Milano, 6 ottobre 1842 – Roma, 6 marzo 1898, rimasto ucciso in duello col conte Ferruccio Macola, direttore del giornale conservatore “Gazzetta di Venezia”). Opera di Tullio Montini (Verona, 23 febbraio 1878 – Verona, 30 marzo 1964, autore anche di sculture nel Cimitero monumentale dove lui stesso riposa), il monumento venne inaugurato il 24 ottobre 1909.
Sdraiata su cartoni al riparo d’un sacco a pelo, la donna non smentisce il suo essere, nonostante tutto, al passo con i moderni canoni tecnologici consultando l’immancabile cellulare dalla batteria caricata chissà dove. E chi se la sentirebbe di disturbare questo “ritratto di quieto disagio esistenziale”?
Servizio e foto di Claudio Beccalossi