Avesa (Verona) – In tanti, transitando in via Premuda, s’accorgono della vecchia ma sempre deprecabile incuria d’una tabella indicativa turistica che dà la direzione verso siti naturalistici, archeologici e storici..
Il pessimo stato del segnale è una cattiva “pubblicità” per quanto si avrebbe orgoglio d’avere come patrimonio e si vorrebbe far visitare (la competente Circoscrizione 2^ mediti…).
L’Arena d’Avesa, in località La Cola, è una vasta dolina carsica a sezione orizzontale ellittica, dall’asse maggiore che supera i 300 metri. La sua singolare forma ad anfiteatro è contraddistinta dai livelli regolari e dalle curvature dei muretti a secco. Ambita per eventi culturali, musicali e sportivi (osteggiati dagli ambientalisti) ha una capienza fino a 200mila spettatori ed un’invidiabile acustica.
E, poi, i ripari preistorici “Mezzena” e “Zampieri” attinenti all’Homo neanderthalensis (dal nome della località, appunto Neandertal, cioè la valle del Neander presso Düsseldorf, in Germania dove, nel 1856, ne vennero scoperti i primi resti), ominide del Paleolitico medio (tra i 300mila/120mila ed i 40mila/30mila anni fa) strettamente affine all’Homo sapiens.
Infine, la chiesa consortile camaldolese priva di campanile, ovvero la chiesa sussidiaria di Santa Maria di Camaldoli (o chiesetta di Santa Maria in Avesa) che, nel suo peregrinare storico dalla costruzione nei primi anni del XIII secolo (1207 ante – 1209, origini ed edificazione), è passata dalla primaria architettura romanica a quella rinascimentale, terminando con la contemporanea del restauro, nel 1989.
La struttura sacra è menzionata, assieme ad altre consimili camaldolesi, in un documento del 1207 di Papa Innocenzo III (Lotario dei conti di Segni, Gavignano, Roma, 22 febbraio 1161 – Perugia, 16 luglio 1216) ed in un altro firmato dall’imperatore Ottone IV (di Brunswick, Braunschweig, 1175 – Harzburg, 19 maggio 1218, re dei Romani dal 1198 ed imperatore dei Romani dal 1209). Santa Maria di Camaldoli è oggi proprietà della parrocchia di San Martino di Tours, ad Avesa.
I tre elementi d’alto pregio della frazione (ma non solo quelli) sono umiliati dal pannello nel degrado con pali di sostegno intaccati dalla ruggine. Anche se, bene o male, il cartello espleta ancora la sua funzione indicativa per eventuali interessati, è urgente una sua sostituzione.
In caso di ripristino ex novo, dovrebbe essere pure corretto il termine “Neanderthal” (ora presente) scritto con “h”. Infatti, va bene solo nell’assegnazione in latino di Homo neanderthalensis. Stando all’ortografia tedesca attuale, la parola tal (valle) ha perso la “h” che aveva prima delle regolamentazioni linguistiche sancite dalla Conferenza ortografica del 1901. (“Thal ist eine alte Schreibweise von Tal. Sie ist gemaß den Beschlüssen der Orthographischen Konferenz von 1901 seither nicht mehr korrekt).
Questa… finezza verrà recepita ed attuata dai soloni istituzionali che dovrebbero (meglio, devono) procedere al rinnovamento di segnaletiche turistiche veronesi deteriorate?
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi