La testimonianza di Olga Ignatieva, scampata alla strage di Odessa del 2 maggio 2014
L’altra campana sulla guerra in Ucraina dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022. Quella zittita od ignorata, bollata di “propaganda filoputiniana”, alimentata da un clima russofobico da “caccia alle streghe” che rischia di degenerare e che riporta a momenti bui della storia (non sempre magistra vitae) come la famigerata Kristallnacht (Notte dei cristalli), tra il 9 ed il 10 novembre 1938, su pelle e beni degli ebrei nella Germania nazista. Stavolta su pelle e beni russi…
Esagerazioni? Non tanto, ascoltando voci, testimonianze ed analisi ucraine ed italiane che si sono alternate in piazza Bra, il 23 aprile scorso, alla manifestazione “Verità! Whatever it takes!” (“Verità! Ad ogni costo!”) organizzata da “Verona per la libertà”, “comitato apartitico con finalità sociali” che, comunque, appoggia il candidato sindaco Alberto Zelger.




Tra le voci controcorrente rispetto all’informazione schierata compatta (a parte qualche… cane sciolto) con il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj (che qualcuno paragona addirittura a Martin Luther King ed a Gandhi, notoriamente, a loro tempo, richiedenti a getto continuo armi e soldi, sic), s’è fatta largo soprattutto quella dell’esule politica Olga Ignatieva, 40 anni, originaria di Odessa e definita “pacifista, antifascista ed antimajdan” (da Majdan Nezaležnosti, ribattezzata convenzionalmente in Euromajdan, piazza centrale di Kyïv, luogo-simbolo della rivoluzione arancione del 2004 ed epicentro di cruenti scontri, tra novembre 2013 e febbraio 2014, che provocarono la caduta di Viktor Fedorovyč Janukovyč, presidente regolarmente eletto).

Ignatieva è scampata alla strage nell’incendio-pogrom della Casa dei sindacati di Odessa (dove morirono, stando a fonti non concordi, 42 o 48 persone filorusse o russofone), il 2 maggio 2014. Appartenente al Movimento “Campo Culicovo” (antifascista ed antimajdan), ha perso il lavoro ed è stata costretta alla fuga per motivazioni politico-persecutorie. Ora vive e lavora in Toscana (guai a spifferare la città per non farle correre rischi con “squadroni punitivi” di estremisti ucraini nei confronti di dissidenti), occupandosi sempre della causa filorussa ucraina anche in incontri pubblici e trasmissioni televisive. Come “Dritto e Rovescio”, condotto da Paolo Del Debbio su Rete 4.
Ha collaborato alla stesura del libro “Attraverso il fuoco per l’eternità. Odessa 2 maggio 2014. 21 testimonianze di una tragedia” che il noto giornalista e politico Giulietto Chiesa (Acqui Terme, Alessandria, 4 settembre 1940 – Acqui Terme, 26 aprile 2020) avrebbe voluto veder pubblicato.
Dalla scalinata di Palazzo Barbieri, Olga ha ripercorso al microfono i drammatici momenti in cui ha dovuto lasciare Odessa dopo il colpo di Stato od insurrezione popolare del febbraio 2014. «Per la mia appartenenza al “Campo Culicovo” e per la mia posizione filorussa sono stata licenziata ed obbligata ad abbandonare la mia città. Cos’è successo, il 2 maggio 2014, ad Odessa? È avvenuta una strage alla Casa dei sindacati dov’ero anch’io riuscendo a sopravvivere. Invece, ho amici che sono rimasti là per sempre, sono stati uccisi, bruciati, le donne violentate». Tutto in seguito ai duri contrasti tra manifestanti estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti favorevoli alla svolta golpista filooccidentale ed i sostenitori del legittimo governo amico di Mosca, deposto con la violenza e le strategie di terzi incomodi destabilizzatori.
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=CUWIJvlCJuQ[/embedyt]Manifestazione “Verità! Whatever it takes!” in piazza Bra – Parte 1
«Tutti i miei compagni, i ragazzi antifascisti che erano contro il golpe ed il Movimento “Campo Culicovo” – ha rimarcato Ignatieva – eravamo persone pacifiche, non abbiamo fatto nessuna aggressione. Volevamo solo manifestare per i nostri diritti umani, per la nostra madrelingua russa, per la nostra storia sovietica e russa, per la nostra religione ortodossa. Per essere umani, per vivere in un Paese senza nazismo e senza fascismo. Allora siamo diventati abbastanza scomodi».
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=k-I3CJwbMks[/embedyt]Manifestazione “Verità! Whatever it takes!” in piazza Bra – Parte 2
«Da aprile 2014 il nostro movimento faceva grandi manifestazioni ogni domenica ed era riuscito a raccogliere sempre più persone. Quindi, il governo, vedendo che aumentavamo di numero, ha deciso di fermarci. Prima ha proibito che, per il 1° Maggio, il “Campo Culicovo” fosse in piazza accanto alla Casa dei sindacati. Ovviamente il diktat non è stato accettato perché era un nostro diritto esprimere opinioni e raccoglierci in una piazza per comunicare. Ed anche per protestare contro il golpe che era un golpe insanguinato, golpe che è successo tra novembre 2013 a febbraio 2014, passando da una parte pacifica verso una parte violenta».
«A Kyïv la violenza c’è stata più nei confronti della polizia che, in quei momenti, difendeva ancora i nostri diritti, il nostro presidente (Viktor Janukovyč) che era stato scelto legalmente dalla maggioranza. Da Kyïv è partita la pratica di buttare cocktail Molotov (bottiglie Molotov) contro la gente, contro poliziotti in maggioranza disarmati, che venivano bruciati. Poi c’erano cecchini che uccidevano persone delle due parti, manifestanti e polizia».
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=NwBHHEaVBT8[/embedyt]Manifestazione “Verità! Whatever it takes!” in piazza Bra – Video Integrale
L’intervista ESCLUSIVA ad Olga Ignatieva
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=WMdCowGQHpo[/embedyt]Servizio, foto e video di
Claudio Beccalossi