Una “pietra d’inciampo” (l’ormai nota Stolperstein ideata dall’artista tedesco Gunter Demnig, blocchetto in pietra dalle dimensioni d’un sampietrino con targa d’ottone apposta sulla facciata superiore con i dati d’una vittima del nazismo) collocata nel passaggio Antico Municipio/Am Alten Rathaus, in via dei Portici/Laubengasse 30. Ricorda l’ultimo domicilio di Ada Tedesco, figlia di Moisè Tedesco e di Enrichetta Leoni, nata a Verona (e dove il 1° marzo 1939 fu obbligata a sottoscrivere la “dichiarazione di appartenenza alla razza ebraica”) il 21 settembre 1881, trasferitasi a Bolzano nel 1941.
Arrestata in quanto ebrea il 16 settembre 1943 (stando a “Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall’Italia. 1943-1945” di Liliana Picciotto, ricerca della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, edizione 2002; “Altri nomi ritrovati”, Mursia Editore, Milano, pp. 77-80) od il 23 settembre 1943 (secondo la placca in ottone), il suo nome figura (come sostiene il sito su Internet del CDEC – Centro di Documentazione Ebraica – Digital Library, http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-7800/tedesco-ada.html) nella lista dei 29 ammassati nel treno n. 01 relativo al posto di raccolta e di detenzione della Casa del Balilla di Merano. Convoglio partito appunto dalla cittadina sul torrente Passirio il 16 settembre 1943 (stessa data dell’arresto?) e diretto, superando i passi di Monte Giovo e di Brennero, a Reichenau (quartiere di Innsbruck, nell’Austria dell’anschluss), sede dal 1941 d’un Arbeitserziehungslager (Campo d’educazione al lavoro) gestito dalla Gestapo (Geheime Staatspolizei, Polizia segreta di Stato) nazista, luogo di transito di tanti deportati anche italiani. Reichenau fu una parentesi provvisoria per Ada Tedesco e gli altri, prima d’essere avviati verso la “soluzione finale” nel KL Auschwitz.
Alcune ricostruzioni giornalistiche sul caso specifico sono confuse: “…arrestata in via Portici perché ebrea, incarcerata prima a Bolzano e poi a Bressanone. E infine consegnata alla Gestapo di Innsbruck. E da Innsbruck raggiunse poi su un vagone piombato il Lager di Reichenau” (https://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/la-storia-di-ada-catturata-sotto-i-portici-1.1503309). Va rilevato ancora che Reichenau è un quartiere di Innsbruck dove non serviva certo un “vagone piombato” per trasportare prigionieri… nel medesimo posto.
Il pdf https://www.comune.bolzano.it/UploadDocs/20584_Bolzano_Percorso_tra_le_pietre_di_inciampo
(che dovrebbe essere preciso ed ufficiale) snocciola a sua volta, sempre riguardo ad Ada Tedesco: “…il 23 settembre 1943 fu arrestata e trattenuta in carcere a Bolzano. Il 25 giugno dell’anno successivo fu trasferita nel carcere di Bressanone, il 29 agosto consegnata alla Gestapo di Innsbruck e deportata nel locale campo di rieducazione al lavoro di Reichenau e poi forse nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Venne uccisa nel gennaio 1945”. Versioni “alla carlona”, da rivedere, correggere ed uniformare…
Claudio Beccalossi