Il complesso di Forte Lugagnano (ex Werk Kronprinz Rudolf), a lato della strada di collegamento tra San Massimo all’Adige e, appunto, Lugagnano, presenta ancora, sulle recinzioni esterne, drastici avvisi di pertinenza esclusivamente militare che comandano ed ammoniscono Alt Farsi riconoscere e Zona militare Divieto di accesso Sorveglianza armata, quasi fosse un ambito dell’Esercito Italiano ancora pienamente ed ufficialmente attivo e funzionante e non dato in gestione ad associazioni che s’occupano (o dovrebbero farlo) della sua manutenzione ordinaria. Gruppi come, ad esempio, “Vivere la storia” (di genere culturale e di rievocazione storica) e la sezione veronese dell’Associazione nazionale Marinai d’Italia.


2015, il Comune di Verona acquisisce Forte Lugagnano
L’Ufficio stampa online del Comune di Verona, il 10 novembre 2015, emanava un comunicato dal titolo “Federalismo demaniale: trasferimento al Comune di Verona di Forte Lugagnano, Forte John/Preare, Vasca e Giardini ex Arsenale”.
Il testo informava: È stato siglato questa mattina, a Palazzo Barbieri, l’atto pubblico di trasferimento dal Demanio al Comune di Verona dei compendi “Forte Lugagnano”, “Forte John/Preare” e “Vasca e giardini prospicienti l’ex Arsenale Austriaco”.
Presenti il sindaco Flavio Tosi, l’assessore al Patrimonio Pier Luigi Paloschi ed il direttore regionale veneto dell’Agenzia del Demanio, Vincenzo Capobianco.
Con quest’atto – ha spiegato il Sindaco Tosi – si compie un secondo importante passo nell’iter del federalismo demaniale, così come approvato dal Consiglio Comunale nel 2012. Un esempio di collaborazione proficua con un’amministrazione dello Stato, in questo caso il Demanio, che ha dimostrato grande velocità ed efficienza nel passare al Comune la proprietà completa dei tre beni, che potranno così essere gestiti e valorizzati in collaborazione con associazioni, ma anche con privati, a patto che vi sia il recupero e la fruibilità pubblica dei beni stessi.
La firma di oggi – ha dichiarato il Direttore Vincenzo Capobianco – è la dimostrazione di come, grazie ad un lavoro di collaborazione Stato-Territorio, è possibile realizzare progetti concreti di valorizzazione culturale di immobili pubblici a vantaggio della collettività (…).
E precisava, anche in riferimento allo stesso Forte Lugagnano: Per tutti i beni acquisiti il Comune di Verona si impegna a curare la manutenzione ordinaria e straordinaria (nonché, ove necessario il recupero) in attuazione degli obblighi previsti dall’Accordo di valorizzazione sottoscritto dal Sindaco con l’Agenzia del Demanio e con la Soprintendenza Regionale in data 19/12/2012. Forte Lugagnano dislocato in zona San Massimo costituisce una delle fortificazioni austriache (insieme a Forte Chievo, Forte Gisella, Forte Azzano) che cingevano la città. Il compendio si estende su un terreno di oltre 275.000 mq. complessivi mentre i volumi si sviluppano su di una superficie di oltre mq. 5.000 che una volta recuperati potranno ospitare associazioni e attività socio culturali. Gli spazi aperti pertinenziali potranno essere oggetto di accordi con realtà locali rappresentative dello sport veronese per la realizzazione di importanti infrastrutture sportive accessibili anche alla collettività (…).







Quindi, dal 10 novembre 2015 il forte non appartiene più al Demanio ma è stato trasferito al Comune di Verona. E quei cartelli rigidamente militari sulle reti tutt’attorno costituiscono una falsità burocratica se non un abuso.
La storia di Forte Lugagnano
Edificata tra il 1860 ed il 1861 su progetto della Genie Direction austriaca di Verona, la massiccia struttura difensiva fu intitolata all’infante arciduca Rodolfo d’Asburgo-Lorena (Vienna, 21 agosto 1858 – Mayerling, 30 gennaio 1889). Arciduca d’Austria e Principe della Corona d’Austria, Ungheria e Boemia. Principe ereditario d’Austria, Ungheria e Boemia, figlio di Francesco Giuseppe I (Vienna, 18 agosto 1830 – Vienna, 21 novembre 1916, Imperatore d’Austria, Ungheria e Boemia) e dell’Imperatrice Elisabetta (Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 – Ginevra, 10 settembre 1898).
Rodolfo era destinato al trono ma finì suicida assieme alla sua amante, la baronessa Maria Vetsera, nel casino di caccia di Mayerling, scatenando illazioni internazionali ed aloni romanzeschi noir.
Il Werk Kronprinz Rudolf (diventato Forte Lugagnano dopo l’annessione del Veneto, per gli esiti della Terza guerra d’indipendenza, passato dall’Austria alla Francia e, quindi, al Regno d’Italia, con l’entrata delle truppe italiane a Verona il 16 ottobre 1866) è ubicato a circa 1.400 m a sud di San Massimo all’Adige e dista 3.500 m dalla cinta continua della piazzaforte. Faceva parte della seconda cerchia di fortificazioni staccate del “campo trincerato”. Ha un ridotto centrale ed occupa un’area di circa 300 m di larghezza per 240 m di profondità.




Approfondimento: cos’è la “ridotta”
Secondo il gergo militare viene chiamata “ridotta” (o, meno usato, “ridotto”) una fortificazione di minor rilevanza oppure ritenuta secondaria. La ridotta, in genere, non è mai un corpo a sé, in un determinato contesto militare, per la sua relativa capacità ma viene sfruttata quale parte integrante d’un nucleo difensivo maggiore, dove soldati e materiale bellico possono trovarvi protezione.
I fronti, principale e secondario, di Forte Lugagnano
Nel Forte Lugagnano il fronte principale del ridotto (dotato di locali usufruiti dalla numerosa guarnigione e per adempiere alle varie funzioni logistiche) era predisposto per la difesa, su ciascun piano, con galleria perimetrale e feritoie per i fucilieri.
Il fronte secondario è concavo, con cortile chiuso da un muro rettilineo di sicurezza, mentre al centro, ai lati del passaggio, due ulteriori muri paralleli comunicano con le casamatte del fronte di gola. L’apparato complessivo costituisce un doppio recinto a feritoie che, con le gallerie per fucilieri del fronte principale, garantiva la difesa progressiva del caposaldo.
Nelle foto: il portale bugnato e, a sinistra, il tamburo di gola. Ieri e oggi


L’armamento del forte
Il suo armamento era costituito da 4 cannoni rigati da 12 cm a retrocarica, 6 cannoni ad anima rigata da 12 cm a retrocarica, 2 cannoni ad anima rigata da 9,5 cm ad avancarica e 20 cannoni di diverso calibro ad anima liscia. Le riserve di munizioni ammontavano a 52.500 kg di polveri mentre il presidio di guerra era composto da 375 fanti e 72 artiglieri che, in caso d’emergenza, salivano complessivamente a 616 uomini.
Nella foto: il tamburo di gola del forte visibile dall’esterno del cancello d’ingresso

La conservazione del forte
Il forte è tuttora conservato in gran parte, tenuto “a bada” nonostante l’“aggressione” di erbe e piante infestanti e pur avendo dovuto registrare la demolizione di tratti del recinto di sicurezza interno (tra il ridotto ed il paradorso) e lo spianamento dello spalto esterno.


Attorno alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso il ridotto centrale ha subito una completa ristrutturazione interna ad opera dell’Esercito Italiano, senza poi averne usufruito.
Claudio Beccalossi