Verona, 19 novembre 2021. Dalla quinoa biologica per panificati e prima colazione al prosciutto di maiale nero dell’Aspromonte, passando per il luppolo idroponico destinato ai birrifici artigianali e per uso farmaceutico, ma anche l’agricoltura verticale per fornire prodotti verdi «consumer driven», dove cioè c’è esigenza di consumo, fino al pecorino anti-colesterolo. Per non parlare delle opportunità delle energie rinnovabili, dalle soluzioni ormai consolidate in zootecnia come il biogas e il fotovoltaico alle evoluzioni del biometano e dell’agrivoltaico nell’uliveto, collocato in modo da non deturpare il paesaggio.
L’agricoltura in Italia è diversificata, fantasiosa, multifunzionale, con un tratto comune dal Nord a Sud: l’imprenditorialità, premessa essenziale per garantire redditività e competitività. Se ne è parlato al webinar organizzato da Fieragricola, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura in programma a Veronafiere dal 26 al 29 gennaio 2022 e realizzato in collaborazione con Terra e Vita (Gruppo Tecniche Nuove), che ha illustrato anche attraverso case history le produzioni alternative per nuove opportunità di reddito in agricoltura.
Spazi per innovare sono molti e le tecnologie digitali sono sicuramente un aiuto maggiore per coniugare sostenibilità ambientale, domanda di consumo, necessità di redditività.
«Se parliamo di tracciabilità – afferma il prof. Filippo Maria Renga, direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood – le nuove tecnologie digitali sono in grado di dare risposte efficaci e utili».
E se si tratta di colmare dei vuoti o di inventare nuove soluzioni, ci pensano gli imprenditori. Come nel caso di Sebastiano Tundo, agricoltore che ha puntato sulla filiera corta della quinoa, per offrire soluzioni diversificate che vanno dalla pasta alla farina, fino alle bevande fermentate alcoliche. O come nel caso di Alessio Saccoccio, ceo di Edera Farm, che ha puntato sulla produzione di luppolo idroponico e sta pensando di installare un impianto agrovoltaico per tagliare la spesa energetica nelle serre e nella coltivazione indoor.
È una delle realtà di vertical farming più all’avanguardia a livello mondiale e la vertical farming idroponica più grande d’Europa quella fondata da Luca Travaglini di Planet Farms, che ha rivoluzionato il modo di produrre, portando l’agricoltura vicino alla metropoli, per ridurre gli input produttivi e allo stesso tempo accorciare al massimo la rete distributiva.
Ed è altrettanto rivoluzionaria – anche sul piano sociale – la valorizzazione attuata dalla cooperativa Maiale nero d’Aspromonte, che ha tutelato la biodiversità e i redditi degli allevatori arrivando a quotazioni record della carne suina, fino a 5,5 euro al chilogrammo per un prodotto alimentato anche con gli scarti della produzione di bergamotto.
È un presidio Slow Food il pecorino prodotto a Massa Marittima dall’azienda agricola Saba, con proprietà anti-colesterolo grazie a una specifica alimentazione a base anche di lino estruso che aumenta gli acidi grassi.
Conta due impianti di biogas – che presto saranno convertiti in biometano – e punta all’agrovoltaico per raggiungere l’autosufficienza energetica l’azienda agro-zootecnica più grande d’Italia, Maccarese, secondo quanto illustrato dal direttore generale Claudio Destro.
«Le strategie di una diversificazione delle quantità e delle qualità delle produzioni agricole e zootecniche devono poggiare su tre pilastri: la transizione ecologica, quella digitale e quella economico sociale – afferma il professor Luciano Cosentino, ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee dell’Università di Catania –. Grazie alla digitalizzazione, all’intelligenza artificiale, alla blockchain siamo in grado di dare maggiore valore aggiunto alle produzioni, rispondere alle richieste dei consumatori, affrontare il mercato con soluzioni innovative di vendita come ad esempio l’e-commerce. Allo stesso tempo, l’utilizzo di energie rinnovabili, la valorizzazione degli scarti di produzione e l’attuazione di economia circolare, contribuiscono a migliorare redditività e competitività delle imprese agricole, oggi chiamate ad affrontare il mercato con un approccio di filiera integrato e a sostenere sforzi per contrastare il cambiamento climatico in atto. Ma anche il climate change, come abbiamo visto con la diffusione delle colture di origine tropicale nelle aree mediterranee, può rappresentare un’opportunità».
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